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Università, ANDU: “L’ANVUR è un’agenzia da abolire”

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Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’Associazione Nazionale Docenti Universitari (ANDU).

1. L’ANVUR, imposta per commissariare l’Università, va abolita

L’ANVUR è stata costituita nell’ottobre del 2006 per commissariare l’università (ricerca e didattica), utilizzando le ASN e la VQR che l’hanno snaturata, burocratizzandola, l’attività scientifica (v. nota 1).

L’ANVUR è stata voluta e difesa da una potente e trasversale lobby accademico-ministeriale. Questa lobby, a partire dal 1990 (legge Berlinguer-Ruberti sulla finta, e disgregante autonomia), ha operato e sta operando per smantellare il Sistema nazionale universitario, eliminando sempre più ogni forma di reale autonomia e di vera democrazia, sottomettendolo agli interessi economici privati. Questa lobby ha sempre condizionato pesantemente governi e parlamento (nota 3).

Già nel 2016 le Organizzazioni universitarie avevano criticato duramente il ruolo di questa Agenzia e da sempre l’ANDU ne chiede l’abolizione, ritenendola inemendabile (nota 4).

Nota 1. L’ANDU ha denunciato questo ruolo già prima che il ministro Fabio Mussi istituisse questo micidiale strumento attraverso la solita legge blindata (articolo 2, comma 138 (sic!) del decreto legge n. 262 del 2006) e ha ‘monitorato’ e denunciato la sua attività da allora a oggi. Chi volesse conoscere le critiche dell’ANDU al progetto di costituzione di una Agenzia di valutazione può sentire/vedere l’intervento svolto al Forum dei DS a Milano nel febbraio del 2006.

Nota 2. Nel novembre 2016 le organizzazioni universitarie (ADI, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, CRNSU, Federazione UGL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA), avevano denunciato «l’attacco alla libertà didattica e di ricerca portato avanti soprattutto attraverso l’ANVUR, un organismo voluto proprio per commissariare l’Università». (v. l’intero documento).

Nota 3. Nella “trasformazione” dell’Università un ruolo centrale ha avuto negli ultimi decenni il Gruppo di Pontignano. V. il punto 3. Il ruolo di Luigi Berlinguer e del suo Gruppo di Pontignano” in questo documento.  

Nota 4. Sul ruolo dell’ANVUR si segnala l’analisi contenuta in un documento della FLC CGIL.

2. Con la prossima Legge sui concorsi si aumenteranno i poteri dell’ANVUR

Con il DDL 1518 sui ‘nuovi’ concorsi e con gli emendamenti approvati o in via di approvazione, il potere dell’ANVUR sarà notevolmente aumentato. Infatti l’ANVUR si sostituirà alle commissioni delle ASN decidendo «specifici requisiti di produttività e di qualificazione scientifica individuati, per ciascun gruppo scientifico-disciplinare». Il possesso di tali requisiti sarà necessario per partecipare ai mantenuti finti concorsi locali. Inoltre l’ANVUR definirà le linee-guida per la valutazione periodica dei nuovi ‘vincitori’ dei posti di professore (tagliando).

A questo proposito va ricordato che coloro che hanno voluto l’ANVUR ritenevano che sarebbe stato fondamentale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica di una Agenzia nazionale di valutazione. Agenzia che avrebbe dovuto effettuare periodiche valutazioni dei singoli docenti e dell’attività didattica e di ricerca e che, solo sulla base di questa corretta valutazione, si sarebbero dovuti stabilire ruoli, incarichi e avanzamenti di carriera.

3. La “nuova” ANVUR per rafforzare la lobby accademico-ministeriale

Si vuole ora sostituire il regolamento attuale dell’ANVUR con un nuovo regolamento che doterà questa Agenzia di ulteriori poteri e la renderà ancora più dipendente dal governo di turno, e cioè – come sempre – dalla solita lobby accademico-ministeriale (nota 1).

Si tratta ancora una volta di una scelta imposta senza alcun coinvolgimento della comunità universitaria, usando peraltro uno strumento come il DPR che potrebbe risultare illegittimo (nota 2).

Nota 1. Per individuare meglio le modifiche previste v. quanto elaborato dalla FLC CGIL

Nota 2. Il DPR sull’ANVUR è legittimo? Se non lo fosse, per fare un nuovo regolamento occorrerebbe una nuova legge.

A pagina 3 del parere del Consiglio di Stato si legge: «La Sezione osserva tuttavia che poiché l’effetto delegificante (attraverso il regolamento, ndr) può prodursi soltanto una tantum, ossia in occasione dell’esercizio del potere regolamentare cui la norma primaria che contiene l’autorizzazione alla delegificazione riconduce l’effetto abrogativo, e non può pertanto essere reiterato laddove esaurito (come la Sezione ha già osservato argomentando anche alla luce dell’articolo 17, comma 4-ter della legge n. 400 del 1988: cfr. parere n. 581 del 13 giugno 2025)».

Per leggere l’intero parere del CdS cliccare qui.

4. In Italia si mantiene l’ANVUR, mentre in Francia la si abolisce

In Italia si sta ora “riformando” l’ANVUR per mantenerla, nonostante le pesanti critiche ricevute fin dall’inizio anche da chi l’aveva voluta (nota 1).

Invece in Francia, il 10 aprile 2025, l’Assemblea Nazionale ha votato per l’abolizione della loro ANVUR, l’Haut Conseil de l’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur (HCERES), accusato, tra l’altro, di avere burocratizzato e standardizzato la ricerca universitaria.

Questa scelta in Francia è avvenuta dopo un’ampia e partecipata discussione, che sta continuando, sul ruolo dell’HCERES. Un confronto pubblico che ha esplicitamente riguardato anche la necessità di cancellare questo Organismo, come ora sta avvenendo (nota 2).

Nota 1. Già nel 2012 c’era stato un vero e proprio allarme dato che «a due anni di distanza dall’istituzione di questa Agenzia il risultato è magrissimo.». V. Salvare il soldato ANVUR, un “bambino” da buttare e Abolire l’ANVUR per difendere l’autonomia e la libertà dell’Università nel documento Abolire l’ANVUR e le Abilitazioni.

 Nota 2. In particolare, nell’aprile scorso già 4600 docenti e ricercatori francesi hanno sottoscritto un documento dove, tra l’altro, si legge: «L’abolizione dello Hcéres non è un salto nel vuoto: al contrario, apre la strada alla ricostruzione dei criteri di valutazione già compromessi, ma anche a un dibattito democratico sul ruolo dell’università e della ricerca nell’arena politica. Meglio ancora, porta con sé la speranza di voltare pagina dopo vent’anni di impoverimento e di promozione di un'”eccellenza” autoproclamata e anacronistica, che, come è dimostrato, non ha dato alcun frutto.»

5. Indispensabile un progetto condiviso di riforma complessiva dell’Università                  

In Italia la lobby trasversale accademico-ministeriale ha da decenni una visione complessiva su come demolire l’intero Sistema nazionale dell’Università statale. Per contrastare questo progetto, ormai giunto nella sua fase finale, occorre contrapporgli un piano alternativo per rifondare l’università.

Qualsiasi iniziativa e qualsiasi movimento che non operi all’interno di un programma di riforma generale dell’Università è destinato a fallire, con il rischio che prevalgano logiche di appartenenza e interessi corporativi o sub-corporativi.

L’ANDU in questi decenni ha elaborato e proposto un’alternativa complessiva e dettagliata per rifondare l’Università.

Come ricostruire l’Università tutta

a. Diritto allo studio e numero chiuso.
b. Abolizione del precariato (non degli attuali precari) e nuovo reclutamento in un terzo livello di professore
c. Il ruolo unico dei professori
d. Autonomia del sistema nazionale dell’Università
e. Gestione democratica degli atenei
f. Finanziamento dell’Università per migliorare tutti gli atenei

Per leggere la proposta dell’ANDU cliccare qui.

Redazione Nurse Times

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