Meglio se ci sono prove documentali e testimoniali, ma… Grazie ad una recente sentenza della Corte di Cassazione, per dimostrare il danno da demansionamento da adesso in poi è ammesso che il Giudice possa trarre la suddette prove anche da “presunzioni semplici”.
Una nuova e recente sentenza in merito al danno da demansionamento si propone di fare nuova luce sulla questione “dequalificazione professionale” e, soprattutto, di spingere molti più lavoratori a denunciare i soprusi e lo sfruttamento subiti.
Il lavoratore è tenuto a fornire dei mezzi di prova attendibili (secondo un orientamento ormai consolidato in giurisprudenza, l’onere della prova ricade sempre sul lavoratore) che sia stato addetto dalla propria azienda a mansioni non inidonee alle proprie capacità professionali e, ovviamente, inferiori. Il tutto con l’obiettivo di palesare la propria dequalificazione professionale al giudice di turno. Rendendola oggettivamente riscontrabile.
E tale prova deve essere necessariamente prodotta col fine di mostrare la netta differenza tra la mansione cui il lavoratore era stato adibito al momento della assunzione e quella cui è stato adibito successivamente (con relativa dequalificazione); dimostrando, perciò, che le nuove mansioni siano nettamente diverse e dequalificanti. Cosa non semplicissima, soprattutto in molti contesti.
Ma la sentenza n. 22288/2017 della Suprema Corte di Cassazione (sezione Lavoro) ha fornito delle precisazioni molto importanti in merito a questa “prova”, che permetteranno a molti lavoratori sfruttati, demansionati, umiliati e che fino ad oggi pensavano di non avere “materiale utile” per effettuare una denuncia, di farlo senza troppi problemi.
Perché la sentenza ha spiegato che tale prova può essere fornita anche attraverso le cosiddette “presunzioni semplici”. Cosa significa? Le presunzioni sono “le conseguenze che la legge o il giudice trae da un fatto noto per risalire ad un fatto ignorato” (art. 2727 c.c.). Delle “deduzioni” che il giudice compie per formare il proprio convincimento in ordine a fatti non provati. Per giungere all’accertamento del fatto, quindi, il giudice non valuta delle prove, ma… arriva alle sue conclusioni grazie a un ragionamento. Che può essere smontato solo da prove contrarie.
Perciò, quando non è possibile dimostrare il danno da demansionamento per mezzo di prove documentali e testimoniali, secondo la recente pronuncia della Cassazione è, di fatto, ammesso che il Giudice possa trarre la suddetta prova anche da presunzioni semplici. Il lavoratore, perciò, potrà agire anche nel caso in cui non possa fornire delle prove concrete!!!
Alessio Biondino
Fonte: responsabilecivile.it
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