Tante le innovazioni presentate nel corso di un convegno a tema. Ma serve l’appoggio delle istituzioni.
Sono tante le startup italiane in campo sanitario presentate a Roma, in occasione del convegno Startup Italia sanità, il futuro è l’innovazione, organizzato dal senatore Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione Igiene e sanità di Palazzo Madama.
È una storia di successo, per esempio, quella della startup Carepy, che ha ideato l’app per la gestione delle terapie farmacologiche, già utilizzata da 15mila persone, 400 farmacie, 300 medici, e premiata nel 2016 dal presidente della Repubblica come migliore realtà aziendale italiana che crea servizi per il cittadino. “Abbiamo creato un vero e proprio assistente digitale, che segue il paziente in tutto il percorso di cura – spiega Davide Sirago, uno degli ideatori –. Si tratta di uno strumento utile anche per la famiglia, che attraverso l’app può seguire la cura e interfacciarsi direttamente con medici e farmacisti. Nell’applicazione possono essere registrate una serie di attività, come l’assunzione dei farmaci, le analisi eseguite, gli appuntamenti con i medici e il ritiro dei farmaci. Inoltre il medico e il farmacista possono controllare la situazione nel corso del tempo. Insomma, abbiamo creato una sorta di squadra della salute, in cui ogni attore può interagire e ha un ruolo specifico a tutela della salute della famiglia”.
Anche la stampa 3D è ormai entrata prepotentemente tra gli strumenti innovativi su cui le startup fondano i propri business. È il caso di Oral 3D, l’azienda italiana che grazie a questa tecnologia ha lanciato sul mercato un software per convertire in tempo reale una tac, ossia una radiografia dentale, in un modello tridimensionale. “In questo modo – dice Giuseppe Cicero, in rappresentanza della startup – è possibile passare da una diagnosi visiva a una tattile. L’idea è nata tre anni fa a New York, durante la mia specializzazione in Paradontologia e chirurgia orale. Con questo sistema è diventato più semplice comunicare con il paziente, perché attraverso uno schermo era molto difficile fargli capire il tipo di difetto su cui si andava a intervenire, e l’avere a disposizione il modello, poterlo toccare con mano, permette ai medici di programmare interventi su misura, limitando al massimo l’errore e contraendo i tempi operatori. Questa nuova tecnologia apre importanti porte anche nel campo dell’educazione: tutti gli studenti possono apprezzare l’anatomia dei pazienti che vanno a operare in anteprima e capire meglio, esercitandosi su un modello reale”.
La stampa 3D apre nuove frontiere pure in campo ortopedico, promettendo di mandare in pensione il tradizionale gesso e i tutori usati finora. I nuovi tutori stampati in 3D, ideati dalla startup Holey, sono in plastica ipoallergenica e biocompatibile, pesano pochissimo e consentono di evitare tutte le complicazioni tipiche del gesso, come funghi, malattie della pelle, dermatite e sindrome compartimentale, solo per citare le complicazioni più gravi. Senza contare che è lavabile, quindi garantisce anche una maggior igiene. “Abbiamo ideato una soluzione di tutori ortopedici stampati in 3D su misura – ha spiegato Gabrielmaria Scozzarro, ceo e co-founder di Holey –, in grado di sostituire sia il gesso tradizionale che i tutori prefabbricati. Attraverso uno scanner innovativo è possibile prendere le misure del paziente in meno di 30 secondi, e poi un software guiderà l’ortopedico nella progettazione del tutore, in base alle esigenze cliniche e personali del paziente. A quel punto il tutore potrà essere stampato”. Tante innovazioni, insomma, che per essere lanciate sul mercato hanno però bisogno dell’appoggio istituzionale.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.agi.it
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