È preoccupante la fotografia che emerge da un sondaggio condotto a livello metropolitano dalla Cisl sul benessere lavorativo degli infermieri che lavorano per Ausl Bologna, Sant’Orsola, Rizzoli o in ambito privato. Dalle risposte di circa 1.800 persone intervistate emerge infatti che i professionisti bolognesi sono insoddisfatti, oppressi da carichi di lavoro insostenibili e che metà di chi è in graduatoria rinuncia al posto.
In Ausl Bologna sono stati solo 112 su 300 gli infermieri assunti tramite la graduatoria di luglio, a fronte di 200 cessazioni programmate nel 2024. Al Sant’Orsola e al Rizzoli i reclutati sono circa la metà dei posti disponibili.
“La sofferenza principale è legata ai carichi di lavoro – spiega il segretario Cisl Fp, Stefano Franceschelli -. Noi siamo dentro un paradosso: le aziende sanitarie cercano di coprire il turnover, delle persone che escono annualmente, ma dalle graduatorie a disposizione non hanno personale sufficiente per coprire il saldo. È per questo che pensiamo che le assunzioni passino anche, perché siano efficaci, da politiche di attrattività del territorio, partendo dal tema della casa che è centrale”.
Per gli infermieri – ma lo stesso discorso vale per gli oss – le graduatorie stilate a luglio “sono già esaurite a novembre, perché ormai una media del 50% rifiuta le chiamate”. E questo perché “costruirsi un futuro di vita a Bologna è ormai impossibile”, denuncia il segretario Cisl Fp.
Per la Cisl “è tempo che le aziende sanitarie smettano di ragionare ognuna per sé e si mettano insieme a istituzioni e università per costruire un grande patto per dare una risposta al tema della casa”. In che modo? Ad esempio con la creazione di foresterie per garantire un primo alloggio ai lavoratori.
Un quadro di “profondo malessere lavorativo” è stato raccolto tramite un sondaggio regionale anche dal Nursind: oltre il 50% dei 1.300 intervistati “ha già preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il proprio lavoro”.
Redazione Nurse Times
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