Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della Società italiana di medicina diagnostica e terapeutica (Simedet).
La tenuta del sistema di emergenza-urgenza in Italia è oggi garantita esclusivamente dal senso di responsabilità e dalla straordinaria dedizione degli operatori sanitari. La Società italiana di medicina diagnostica e terapeutica (Simedet) lancia un allarme chiaro: la cronica carenza di personale nei pronto soccorso e nei reparti di anestesia e rianimazione ha superato i limiti della sostenibilità.
Turni massacranti, straordinari continui, rinuncia ai riposi. E’ questa la realtà quotidiana per medici e infermieri che, con grande spirito di servizio, continuano a garantire assistenza ai pazienti, nonostante condizioni di lavoro sempre più gravose e dei professionisti sanitari che lavorano nei servizi collaterali indispensabili all’area di emergenza-urgenza, e che subiscono quotdianamente un carico di lavoro superiore alle proprie risorse (tecnici di laboratorio e di radiologia in primis)
Situazione critica nei reparti
- Pronto soccorso – La carenza di medici d’urgenza e infermieri specializzati rallenta le attività assistenziali, allunga i tempi di attesa e complica la gestione dei casi complessi.
- Anestesia e rianimazione -La scarsità di anestesisti-rianimatori compromette tanto l’attività chirurgica programmata quanto la risposta alle emergenze e ai pazienti critici.
Le proposte della Simedet
Questa emergenza strutturale non può più essere affidata alla sola abnegazione del personale. Simedet chiede un intervento urgente e sistemico da parte delle Regioni e del Governo, con misure concrete:
- Assunzioni rapide e stabili di personale sanitario.
- Incentivi economici e professionali per chi lavora nelle aree critiche.
- Riorganizzazione della rete dell’emergenza-urgenza.
- Tutele psico-fisiche per gli operatori.
- Istituzione di una rete formativa dell’emergenza-urgenza su scala nazionale, in collaborazione con le università.
Ripensare il ruolo degli ospedali di base
Nel contesto attuale, è indispensabile rivalutare e rafforzare il ruolo degli ospedali di base, spesso depotenziati:
- Garantire posti letto per pazienti a bassa complessità, alleggerendo gli hub ospedalieri.
- Attivare unità di trattamento intermedio (Uti) per pazienti subcritici.
- Coordinare gli ospedali per acuti con gli ospedali di riabilitazione intensiva post-acuzie (codice 56), consentendo una minore permanenza, con precoce trasferimento in riabilitazione, ma allo stesso tempo garantendo una pronta “ripresa in carico” in caso di sopravvenute necessità cliniche.
- Integrare gli ospedali periferici nella rete d’emergenza tramite telemedicina, consulenze da remoto e trasporti protetti.
Una rete ospedaliera ben articolata è fondamentale per assicurare equità di accesso alle cure, soprattutto nelle aree interne e montane
Il ruolo cruciale del territorio
Nessun pronto soccorso può reggere senza una rete territoriale efficiente e capillare. L’assenza di filtri adeguati fa sì che oltre il 70% degli accessi avvenga in modo autonomo, spesso per problemi non urgenti. Serve un cambio di paradigma:
- Attivazione del Numero europeo armonizzato 116117, operativo h24.
- Potenziamento dei punti di primo intervento collegati ai PS con sistemi di telemedicina.
- Ambulatori mobili e aperture serali/weekend.
- Centrale unica di teleconsulto, accessibile anche da app.
- Strumenti digitali (app, reminder, liste d’attesa dinamiche) per ridurre i disservizi.
- Coinvolgimento attivo dei medici di medicina generale nella rete, con accesso ai dati clinici e lavoro in team multidisciplinari.
Stop ai medici a gettone: serve stabilità
Simedet denuncia con forza il modello dei medici a gettone, che mina la continuità e la qualità delle cure. Serve un investimento strutturale per stabilizzare il personale dei pronto soccorso e rendere attrattivo il lavoro in emergenza-urgenza. Il sistema oggi resiste solo grazie al sacrificio quotidiano degli operatori. Ma il tempo è scaduto: servono decisioni strutturali e coraggiose per salvare la sanità pubblica.
Redazione Nurse Times
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