Di seguito la lettera inviata da Pietro Colapietro, segretario generale nazionale di Silp (Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia) Cgil, al ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica sicurezza, alla segreteria del Dipartimento – Ufficio per le relazioni sindacali e alla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).
In considerazione dell’attuale inquadramento dei professionisti sanitari in possesso di laurea triennale abilitante, operanti all’interno della Polizia di Stato, con particolare riferimento agli infermieri, la scrivente O.S. chiede interventi presso le competenti sedi istituzionali al fine di ottenere l’accesso e la definitiva collocazione di tali professionisti nei ruoli direttivi e dirigenziali della Polizia di Stato, con le stesse modalità previste per le altre professionalità.
Si propone, a tal fine, l’istituzione di un nuovo profilo di funzionario tecnico di “governo generico” che permetta ai laureati triennali abilitati all’esercizio di professioni sanitarie, il cui titolo è necessario per l’accesso ai ruoli dell’Amministrazione, di vedersi rico- nosciuto il dovuto sviluppo di carriera, consentendo, inoltre, l’accesso alle qualifiche diret- tive e dirigenziali dei laureati quinquennali nelle classi LM/SNT1, LM/SNT2, LM/SNT3 e LM/SNT4 con compiti di direzione, gestione e organizzazione del settore e del profilo di appartenenza. Chiediamo che si ponga rimedio quanto prima a questa grave sperequazione.
Inoltre, in riferimento alla qualifica di ispettore tecnico, settore sanitario, solleviamo l’assenza di previsione di un concorso interno per l’accesso alla qualifica di ispettore superiore tecnico, manifestando la necessità di misure correttive per garantire uguali opportunità di avanzamento di carriera al pari del ruolo ordinario, anche in considerazione delle carenze in organico.
Nell’ambito delle professioni sanitarie è cruciale riconoscere e regolamentare la possibilità di esercitare la libera professione per tutto il personale sanitario della Polizia di Stato. Tale necessità trova fondamento in disposizioni legislative e giurisprudenziali rilevanti, che delineano l’importanza di tale prerogativa per il benessere della collettività e il buon funzionamento delle istituzioni.
In particolare, si pone l’attenzione sull’ art. 52 bis del D.L. 5 ottobre 2000 n. 334 secondo cui i medici e i medici veterinari della Polizia di Stato sono esentati dalle norme di incompatibilità relative all’esercizio delle attività libero-professionali.
È imprescindibile estendere tale prerogativa alle altre professioni sanitarie della Polizia di Stato, per i seguenti motivi:
- tale parità di trattamento è fondamentale, considerando che i professionisti sanitari laureati triennali (come ad esempio gli infermieri), così come i medici, i medici veterinari e gli psicologi, sono parte integrante di un ordine professionale, secondo quanto stabilito dalla legge 11 gennaio 2018 n. 3, la quale delinea un quadro normativo che include gli ordini dei medici, degli psicologi e delle professioni infermieristiche e sanitarie in generale. È dunque opportuno estendere tale riconoscimento anche alle altre figure professionali sanitarie all’interno della Polizia di Stato organizzate in ordini e collegi.
- richiamando il presupposto legislativo della legge n. 43 del 2006 e la sentenza n. 98/2023 della Corte Costituzionale, che hanno sancito la possibilità per determinate categorie professionali, come gli psicologi militari, di esercitare la propria attività anche al di fuori dell’Amministrazione di appartenenza, in regime libero professionale. Questo precedente costituisce un solido fondamento per estendere tale possibilità anche agli infermieri e agli altri professionisti sanitari della Polizia di Stato, i quali svolgono un ruolo essenziale nella cura della salute pubblica, risultando pertanto congruo con gli obiettivi istituzionali delle Forze armate e Forze dell’Ordine. Tale principio, fondato sull’interesse generale della collettività e sull’efficace funzionamento dell’amministrazione, rappresenta una guida per l’adozione di politiche che favoriscano l’attrattività delle istituzioni anche sul piano pro- fessionale ed economico.
Inoltre, l’apertura alla libera professione per gli infermieri e altre figure sanitarie all’interno delle Forze di Polizia, come proposto anche nel DDL S. 648 (Silvestroni/Zullo), rappresenta un passo significativo verso una maggiore integrazione con l’SSN. Questa iniziativa consentirebbe non solo di arricchire le competenze professionali disponibili, ma anche di migliorare l’accesso ai servizi sanitari per la comunità civile.
HGarantire a tutti i professionisti sanitari della Polizia di Stato la libertà di esercitare la pro- fessione in modo indipendente e libero rappresenta non solo un atto di giustizia, ma anche un’opportunità per arricchire il panorama professionale nel settore sanitario. Inoltre, questo consentirebbe loro di mettere a frutto le proprie competenze in contesti diversificati, contri- buendo così al benessere della collettività.
È pertanto cruciale che le normative vigenti sull’esercizio dell’attività libero profes- sionale, al di fuori dell’orario di servizio, siano aggiornate e ampliate per includere tutto il personale della Polizia di Stato esercente una professione sanitaria, garantendo pari opportunità di sviluppo professionale e di contributo al sistema sanitario nazionale.
In particolare, si chiede l’intervento di codesta Fnopi (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), quale ente rappresentativo della professione infermieristica, al fine di garantire un adeguato supporto e tutela per i professionisti infermieri coinvolti in questa transizione.
In conclusione, la facoltà di esercitare la libera professione per le figure sanitarie all’interno della Polizia di Stato rappresenta un’opportunità per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi sanitari.
Redazione Nurse Times
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