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Scoperta rivoluzionaria nel trattamento della malattia di Crohn: anticorpo monoclonale spazza via l’infiammazione

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Malattia di Crohn, al via una campagna sociale nei cinema
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Milano, 20 dicembre 2023 – Un recente studio clinico multicentrico internazionale di fase II, noto come GALAXY 1, pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Gastroenterology, ha presentato risultati promettenti riguardo a un nuovo trattamento per la malattia di Crohn. La ricerca, coordinata dal professore Silvio Danese, direttore dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, ha rivelato che l’anticorpo monoclonale guselkumab si è dimostrato efficace nel ridurre l’infiammazione intestinale associata a questa patologia.

La malattia di Crohn, una condizione infiammatoria dell’intestino, può causare sintomi debilitanti che variano a seconda della sua localizzazione.

Nonostante i progressi nei trattamenti negli ultimi anni, alcuni pazienti non raggiungono la remissione con le terapie attualmente disponibili. Pertanto, la scoperta di nuove opzioni terapeutiche è fondamentale per migliorare la qualità della vita di chi soffre di questa malattia.

Lo studio GALAXY 1 ha coinvolto oltre 350 pazienti in tutto il mondo, valutando l’efficacia e la sicurezza del guselkumab rispetto al placebo e all’ustekinumab, un farmaco con meccanismo simile già in commercio. I risultati hanno indicato che il guselkumab, già approvato per il trattamento della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica moderata-severa, è non solo sicuro ma anche molto efficace nel ridurre l’infiammazione causata dalla malattia di Crohn.

Il professore Silvio Danese ha commentato i risultati dichiarando che l’anticorpo monoclonale testato ha mostrato benefici superiori a quelli dell’ustekinumab, ritenuto uno dei farmaci migliori attualmente disponibili. Questo rappresenta un passo avanti significativo verso cure sempre più efficaci per la malattia di Crohn.

Uno degli aspetti positivi emersi dallo studio è che i pazienti hanno raggiunto la remissione senza dover ricorrere ai corticosteroidi, un elemento importante da considerare nel trattamento a lungo termine di questa patologia. Gli sforzi del centro Inflammatory Bowel Disease (IBD) del San Raffaele, che ha coinvolto medici, infermieri, study coordinator e personale di laboratorio, hanno contribuito al successo dello studio GALAXY 1.

Il guselkumab è passato immediatamente alla fase 3 di sperimentazione, che coinvolgerà un numero ancora maggiore di partecipanti. Se i risultati confermeranno quelli ottenuti nello studio attuale, è probabile che il farmaco venga approvato dagli enti regolatori e messo a disposizione del pubblico, offrendo una nuova speranza e un avanzamento significativo nel trattamento della malattia di Crohn.

Redazione NurseTimes

Fonte: Smidt Heart Institute di Cedars-Sinai

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