Da uno studio italiano emerge quanto sia importante individuare e curare la depressione nelle persone affette da Sclerosi Multipla, col fine di prevenire un aumento del deterioramento cognitivo.
I risultati di un recente studio italiano, coordinato da ricercatori dell’Università di Messina e pubblicato su BioMed Research International, evidenziano che nei pazienti affetti da sclerosi multipla la depressione influenza negativamente il normale funzionamento delle funzioni cognitive, ovvero il mantenimento dell’attenzione e di una buona memoria, la comprensione e l’elaborazione rapida delle informazioni.
Questa ricerca è molto importante in quanto nelle persone affette da Sclerosi Multipla, che per metà sviluppano un’alterazione delle funzioni cognitive, i sintomi depressivi sono molto più frequenti rispetto alla popolazione generale.
Lo studio ha valutato 60 soggetti di età inferiore a 63 anni affetti da sclerosi multipla recidivante remittente (52) o primariamente progressiva (8), senza altre malattie psichiatriche gravi né altre malattie neurologiche concomitanti. Ogni partecipante è stato sottoposto a prove specifiche per valutare lo stato cognitivo, come ad esempio la capacità di ricordare la posizione di alcuni oggetti su una scacchiera o una lista di parole. Gli sono poi stati somministrati dei questionari per identificare la presenza o meno di affaticamento fisico e di uno stato depressivo; altresì sono state effettuate delle risonanze magnetiche per misurare il volume della corteccia cerebrale.
I risultati hanno mostrato un peggioramento importante delle funzioni cognitive nel 27% circa dei soggetti coinvolti, specialmente per ciò che concerne i compiti che richiedono attenzione e la velocità nell’elaborazione delle informazioni. Ed i peggiori risultati di tali funzioni, associati al maggior grado di disabilità, alla maggiore durata della malattia e ad un minor volume cerebrale, riguardavano i pazienti depressi.
Da quanto emerso dallo studio, quindi, nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla appare sempre più verosimile un’interazione tra disturbi dell’umore, astenia, valori del volume della corteccia cerebrale, disabilità, durata della malattia e alterazioni delle funzioni cognitive.
Gli autori della ricerca, nonostante in merito a questa possibile interazione vi sia ancora un ampio dibattito nel mondo scientifico, invitano quindi tutti gli specialisti che si occupano di sclerosi multipla a prendere in seria considerazione e a trattare quanto prima lo stato depressivo dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla.
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