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Sanità, Manovra. Ceccarelli (Coina): “Adeguare subito gli stipendi dei professionisti agli standard europei”

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Rinnovo contratto. Coina "riconoscere economicamente la responsabilità e professionalità degli infermieri"
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Ceccarelli: “Non bastano indennità parziali: servono contratto dedicato e libera professione per infermieri e ostetriche. Dove troveremo 6mila infermieri da assumere subito da qui a un anno?”

«Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia – afferma Marco Ceccarelli, Segretario nazionale del Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie –. Gli stipendi degli infermieri e delle professioni sanitarie non mediche devono essere adeguati agli standard europei e al mutato costo della vita. Non possiamo più accontentarci di indennità parziali o aumenti che lasciano intatto un divario insopportabile. In Germania o in Francia un infermiere guadagna il doppio, anche oltre In Italia, dopo anni di sacrifici e il peso della pandemia, restiamo ai margini: precari, sotto pagati, costretti a turni massacranti».

“Indennità da 1.630 euro? Non basta a fermare la fuga”

La manovra prevede aumenti medi di 1.630 euro annui per gli infermieri. «Se le cifre saranno confermate, riconosciamo lo sforzo del Governo e del Ministro Schillaci – continua Ceccarelli – ma siamo lontanissimi dal colmare il divario enorme esistente. Con 1.630 euro lordi in più all’anno non si ferma la fuga all’estero, non si trattengono i giovani, non si restituisce dignità a chi ogni giorno tiene in piedi ospedali e territori. L’Italia rischia di perdere un’intera generazione di professionisti sanitari».

“Liste d’attesa e rinunce alle cure: crisi che pagano cittadini e operatori”

I dati Istat e Corte dei Conti parlano chiaro: nel 2024 quasi 1 italiano su 10 ha rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie per tempi di attesa e costi troppo alti.

«Il cittadino rinuncia alle cure e l’infermiere rinuncia alla vita familiare – sottolinea Ceccarelli –. La crisi non è astratta: è nelle corsie, nei pronto soccorso, nei reparti senza personale. È in Sardegna, dove il 17% delle persone non riesce a fare una visita. È nelle donne, che rinunciano più degli uomini. È nei 45enni che si vedono sbattere la porta in faccia dal sistema. Noi professionisti siamo lasciati soli, e insieme a noi lo sono i pazienti».

“Contratto dedicato ai professionisti dell’area non medica e libera professione per infermieri e ostetriche e le altre professioni sanitarie: basta tergiversare, i problemi si risolvono dalle fondamenta”

Il Coina avanza due richieste precise:
  • Un contratto dedicato per le professioni sanitarie dell’area non medica – infermieri, ostetriche e le altre professioni sanitarie – per uscire da un inquadramento che non riconosce ruoli, responsabilità e sacrifici.
  • Lo sblocco della libera professione per infermieri e ostetriche al pari dei medici, oggi bloccata da un sistema che nega opportunità ai lavoratori e servizi ai cittadini.

«Non è una provocazione – aggiunge Ceccarelli – ma un atto di giustizia. Se i medici hanno la libera professione, non si capisce perché debba restare vietata agli infermieri. In un Paese con liste d’attesa infinite, questo è un lusso che non possiamo più permetterci. E poi parliamoci chiaro. Il Governo, che pare avere compreso l’emergenza infermieristica, in un primo momento parlava di assumere 30mila infermieri, di cui 10mila subito. Adesso ha abbassato il tiro e nelle cifre ufficiali si parla di 6mila professionisti entro il 2026.

Questi cambiamenti improvvisi ci preoccupano non poco. Ma sono anche un segnale evidente della consapevolezza delle difficoltà a cui si va incontro. Dove reperirli alla luce della crisi attuale? Ci preoccupa, infatti, che mentre da una parte il Ministro Schillaci mostra di avere inquadrato il vero problema, ovvero la carenza infermieristica, dall’altra è pronto a chiudere l’annunciato accordo con gli infermieri indiani, mentre la Lombardia li vuole reperire addirittura dall’Uzbekistan. Senza dimenticare che nessuno ha fatto nulla per bloccare il progetto dell’assistente infermiere. Se non è un paradosso questo…Ed è per questo che chiediamo da tempo lo sblocco della libera professione. Investire sulle forze che abbiamo già in casa è una soluzione lungimirante e inevitabile».

“Dopo anni di immobilismo servono scelte coraggiose”

«Anni di austerity e immobilismo hanno portato a questa situazione – conclude Ceccarelli –. Apprezziamo lo sforzo del Governo, ma per noi del Coina non basta affatto. Per salvare davvero la sanità pubblica servono scelte coraggiose: adeguamento salariale europeo, contratto dedicato, libera professione e investimenti strutturali. Non chiediamo privilegi, chiediamo solo di poter lavorare con dignità e di garantire ai cittadini un servizio sanitario universale che oggi è in pericolo».

Redazione NurseTimes

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