Durante un intervento per una donna in arresto cardiaco parenti aggrediscono sei operatori del 118; sindacati e istituzioni chiedono misure immediate per la sicurezza.
Un episodio grave di cronaca che mette ancora una volta al centro il tema della sicurezza degli operatori sanitari: nella serata del 17 ottobre a Foggia sei soccorritori del 118 sono stati aggrediti durante un intervento in cui una donna è stata dichiarata deceduta. L’episodio — condannato con fermezza da sindacati e Asl — riaccende il dibattito su organici, protocolli e tutele per infermieri e soccorritori.
La dinamica dell’intervento
Secondo le ricostruzioni ufficiali, alla sala operativa del 118 è pervenuta una chiamata di emergenza: sul posto sono arrivate due ambulanze (provenienti da Foggia e da Cerignola) prive di medico a bordo, ciascuna con soccorritore e infermiere. Gli operatori hanno eseguito manovre di rianimazione cardio-polmonare per 58 minuti con uso del defibrillatore, seguiti telefonicamente da un medico della centrale; nonostante gli sforzi la paziente non si è ripresa. Nel frattempo è giunta una terza ambulanza con medico a bordo.
Aggressione e danni materiali
Durante e subito dopo il soccorso i familiari, secondo le segnalazioni, hanno reagito con rabbia: minacce, sputi, lancio di oggetti contro i mezzi e contatti violenti con il personale sono stati denunciati. Un’ambulanza è stata danneggiata al punto da risultare temporaneamente inutilizzabile. Sei operatori — tra infermieri, soccorritori e un medico intervenuto — hanno ricevuto una prognosi di dieci giorni per stress emotivo e trauma. Sul posto è intervenuta la polizia per gli accertamenti.
Le reazioni ufficiali: condanna netta della violenza
«Il protocollo è stato eseguito correttamente», ha dichiarato il direttore della centrale operativa del 118, Stefano Colelli, difendendo l’operato degli operatori intervenuti. La Asl di Foggia ha annunciato che presenterà denuncia alla magistratura per i fatti e ha espresso cordoglio per la famiglia della donna. La condanna dell’aggressione è stata immediata anche da parte di sindacati come UIL FPL e FP CGIL, che hanno definito inaccettabile la violenza contro chi opera in emergenza.
Non giustificabile mai la violenza: le ambulanze con infermieri garantiscono professionalità
È fondamentale sottolineare, senza equivoci, che l’assenza del medico a bordo non significa assenza di professionalità. Le ambulanze con infermiere e soccorritore sono dotate di competenze, protocolli operativi e strumenti per gestire emergenze critiche: la rianimazione prolungata, il defibrillatore e il coordinamento telefonico con la centrale medica dimostrano che il soccorso è stato eseguito con piena professionalità e secondo procedure riconosciute. Attaccare verbalmente o fisicamente chi soccorre — in un momento già drammatico — è un’aggressione alla collettività e un atto moralmente inaccettabile.
Redazione NurseTimes
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