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Sanità italiana: pochi infermieri rispetto ai medici. Rapporto Agenas conferma divario

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Solo 6,86 infermieri ogni 1.000 abitanti contro 5,35 medici: il gap preoccupa la sanità pubblica, tra pensionamenti e carichi di lavoro insostenibili.

Il nuovo rapporto “Il personale del Servizio sanitario nazionale – Dati 2023” (vedi allegato), pubblicato da Agenas, conferma uno squilibrio cronico nella composizione della forza lavoro sanitaria: in Italia ci sono più medici che infermieri. Un’anomalia rispetto agli standard europei, che rischia di compromettere la sostenibilità dei servizi.

Secondo il documento, l’Italia conta 6,86 infermieri ogni 1.000 abitanti, a fronte di 5,35 medici ogni 1.000 abitanti. A livello europeo, la media di infermieri è 8,26/1.000, segno di un deficit strutturale di circa 1,4 infermieri ogni 1.000 cittadini rispetto agli altri Paesi Ue.

Un divario che pesa su ospedali e assistenza territoriale

Questo squilibrio, già noto ma mai affrontato con decisione, comporta effetti diretti sulla qualità dell’assistenza. Con un rapporto infermiere/paziente più basso, i professionisti si trovano spesso a gestire turni prolungati, reparti sovraccarichi e carichi di lavoro insostenibili.

“Il gap numerico rispetto all’Europa non è solo statistico: ha impatti concreti sulla sicurezza delle cure e sul benessere degli operatori”, sottolinea Agenas nel suo rapporto annuale.

Nei reparti ospedalieri la carenza di infermieri comporta maggiore stress operativo e un rischio più alto di errori clinici. Sul territorio, l’assistenza domiciliare e la presa in carico dei pazienti cronici risultano spesso compromesse per mancanza di personale qualificato.

La popolazione invecchia, il personale anche

A rendere più complesso il quadro è la composizione anagrafica della forza lavoro. Sempre secondo Agenas, circa 44% dei medici ha più di 55 anni e oltre 1 su 5 supera i 65 anni. Le proiezioni per il periodo 2026-2035 indicano un’alta probabilità di pensionamenti in massa.

Parallelamente, anche la popolazione italiana continua a invecchiare: gli over 65 rappresentano il 24,3% del totale e le proiezioni demografiche al 2050 stimano una crescita fino al 34,6%. Ciò significa una domanda crescente di cure croniche e a lungo termine, in un contesto dove gli infermieri restano troppo pochi e i medici sempre più anziani.

Formazione e pianificazione: la chiave per il futuro

Il rapporto Agenas invita le istituzioni a riallineare la formazione ai fabbisogni reali, aumentando i posti nelle lauree infermieristiche e nelle scuole di specializzazione. In particolare, Agenas segnala che i posti programmati nei corsi di laurea in Infermieristica, anche se in crescita, non sono ancora sufficienti a compensare i pensionamenti previsti e la scarsa attrattività della professione.

Il documento propone inoltre di potenziare le borse per la formazione dei medici di medicina generale e di investire in politiche di retention per trattenere gli operatori esperti, riducendo il fenomeno dell’abbandono precoce e della migrazione professionale.

Implicazioni per la sanità pubblica e le Regioni

Le conseguenze del disequilibrio tra medici e infermieri si riflettono sull’intero sistema:

  • Negli ospedali: aumento dei tempi di attesa, riduzione della qualità percepita e pressione sui reparti di emergenza.
  • Sul territorio: difficoltà nell’attuare la riforma dell’assistenza domiciliare e territoriale prevista dal Pnrr.
  • A livello economico: crescita della spesa per lavoro interinale e straordinari, con un impatto significativo sui bilanci regionali.
Cosa serve ora: tre priorità secondo il dossier Agenas
  • Pianificazione strategica nazionale del personale: integrazione tra ministero della Salute, Regioni e università per definire fabbisogni e standard.
  • Riequilibrio del rapporto medico/infermiere con incentivi formativi ed economici mirati.
  • Politiche di attrazione e stabilizzazione del personale sanitario, con focus sulle aree interne e carenti.
Sintesi e prospettive future

Il rapporto Agenas 2023 fotografa una sanità in bilico tra eccellenza professionale e fragilità strutturale. Il numero esiguo di infermieri rispetto ai medici, unito all’invecchiamento della forza lavoro, rischia di compromettere la tenuta del Ssn nei prossimi anni.

Intervenire su formazione, contratti e condizioni di lavoro è oggi una priorità strategica. Senza un cambio di rotta deciso, la sanità pubblica rischia di trovarsi con ospedali senza personale sufficientee territori senza assistenza continuativa.

Il messaggio di Agenas è chiaro: serve una pianificazione coerente, fondata su dati reali e su politiche di lungo periodo, per garantire al Paese una sanità efficiente, equa e sostenibile.

Redazione Nurse Times

Fonte: Agenas

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