Vi proponiamo un editoriale di Mario Conca, consigliere regionale della Puglia, eletto nel M5S, Componente Commissione I (Bilancio – Finanze – Programmazione) Componente Commissione III (Servizi sociali)
I medici di famiglia ostaggi di ENPAM E FIMMG
Mentre la FIMMG fa campagna per arruolare nuovi medici di base con slogan accattivanti e spot emozionali (“Unisciti a noi!”), l’80% degli italiani rinuncia al Servizio Sanitario Nazionale per le lunghe liste d’attesa senza comprendere a chi dare colpe. È scritto nero su bianco nel sondaggio IPSOS pubblicato per la Giornata del Medico di Famiglia.
L’ennesima conferma che la medicina territoriale in Italia è al collasso. E non per colpa dei medici di famiglia, ma perché sono ostaggio di un sistema costruito da due colossi: ENPAM e FIMMG.
- L’ENPAM, il fortino da 28 miliardi L’Ente previdenziale dei medici non è un semplice fondo pensione. È un impero finanziario con investimenti in:
- banche (Bankitalia, MPS, BPM, Banca del Fucino),
- immobili (5,6 miliardi),
- sanità privata accreditata (cliniche e RSA),
- energia e trasporti (ENI, ENAV, Poste).
Un potere gestito da vertici inamovibili (il presidente Oliveti è in carica da oltre 15 anni!) che ha tutto l’interesse a mantenere i medici convenzionati e non dipendenti del SSN. Perché? Perché perderebbero miliardi di contributi previdenziali, che andrebbero all’INPS in caso di assunzione diretta.
- La FIMMG, sindacato o braccio operativo dell’ENPAM? Chi siede ai vertici ENPAM sono spesso anche dirigenti FIMMG. Il conflitto di interessi è strutturale: come possono tutelare i cittadini e promuovere il SSN se amministrano anche gli investimenti in sanità privata?
Intanto, chi si ammala aspetta mesi. Chi può paga. Chi non può rinuncia. Il 13% degli italiani ha smesso di curarsi del tutto. E il 53% si è rivolto a un privato perché il SSN non eroga nemmeno il servizio nella zona in cui vive. È inaccettabile, soprattutto continuare a disinformare la popolazione.
- Il doppio canale è l’unica via d’uscita La vera riforma non è solo una questione contrattuale. È un atto di liberazione:
- dai vincoli imposti da ENPAM e FIMMG;
- da una struttura clientelare che resiste al cambiamento;
- da una narrazione ipocrita che spaccia per “vicinanza al cittadino” un sistema che nega il diritto alla cura.
Forse molti cittadini non sanno che dietro le sigle ENPAM e FIMMG si muovono interessi enormi, che riguardano non solo i medici di famiglia, ma anche quelli della continuità assistenziale e i pediatri di libera scelta. Oggi, questi professionisti non sono dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, ma lavorano in convenzione, come liberi professionisti. Questo modello, voluto e difeso da chi amministra la previdenza (ENPAM) e rappresenta i medici (FIMMG), garantisce rendite e potere, ma non garantisce la piena integrazione del territorio nel sistema pubblico.
Ed è proprio qui che si gioca il futuro della sanità: senza medici assunti dallo Stato, non potremo mai far funzionare davvero quelle Case di Comunità di cui tanto si parla. Strutture che, sulla carta, dovrebbero alleggerire gli ospedali, filtrare l’accesso ai pronto soccorso, evitare che tutto gravi sull’acuzie. Ma senza un filtro territoriale vero, tutto andrà in tilt: è come pretendere che un motore diesel funzioni senza filtro carburante. L’impurità, ovvero la mancanza di assistenza capillare e programmata, lo bloccherà ad ogni piè sospinto.
Il doppio canale proposto dal Ministro Schillaci, convenzione per chi vuole restare libero professionista, assunzione per chi sceglie la dipendenza, deve diventare legge. Solo così potremo garantire equità, accessibilità e vera medicina di comunità.
Perché la sanità pubblica non può essere il bancomat di fondazioni private.
Mario Conca
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