I dati, forniti dall’Università di Bologna, sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Microbiology.
Il microbiota è una popolazione di microrganismi che colonizza un determinato luogo, mentre il microbioma fa riferimento al patrimonio genetico posseduto dal microbiota.
Il microbiota intestinale può essere alterato dagli antibiotici e da determinati regimi alimentari. Infatti, in quest’ultimo caso, uno studio dimostra che il regime dietetico è in grado di modificare il microbioma del microbiota con ripercussioni sfavorevoli sul metabolismo dei carboidrati. Il dato dell’Università di Bologna è stato pubblicato su Frontiers in Microbiology.
Già in passato, diversi studi di ricerca avevano rivelato che il metabolismo dei carboidrati nella loro forma polisaccaridica era processato dal microbiota intestinale. I polisaccaridi indigeribili (ad esempio la fibra alimentare contenuta in leguminose, brassicacee e betoniche) erano chiamati “carboidrati microbiota-accessibili” o MACs,
“La disponibilità dei MAC introdotti con la dieta si è via via ridotta parallelamente alle trasformazioni delle abitudini alimentari, soprattutto dei Paesi occidentali, basate invece su una crescente introduzione di cibi sempre più raffinati. Questo ha comportato una generale diminuzione del corredo enzimatico atto alla digestione di carboidrati complessi, con conseguente alterazione dell’equilibrio e della plasticità funzionale della flora batterica intestinale”.
Nello studio è stata presa in analisi composizione generale e caratteristica del microbiota intestinale di soggetti sani ed è emerso che determinati ceppi batterici presenti nell’intestino dell’essere umano “condividono” un profilo di metabolismo dei carboidrati. Altri studi avevano evidenziato che passare da una alimentazione prevalentemente ricca di carne a un’alimentazione vegetariana accresce in solo 24 ore le colonie di batteri in grado di produrre l’acido butirrico, che ha un importante ruolo anti-infiammatorio e protettivo.
I batteri intestinali svolgono anche importanti funzioni nutrizionali importanti: permettono la sintesi di vitamine come la K e quelle del gruppo B. Questo meccanismo, che nella storia dell’uomo si è rivelato essenziale per la sua stessa sopravvivenza, oggi, in presenza di condizioni di dieta povera di fibre vegetali e caratterizzata da elevato tenore di alimenti con conservanti, genera una alterazione significativa, capace di nuocere gravemente alla salute.
Concludendo, un’alimentazione che difende il microbiota è corretta quando è diversificata ed equilibrata, e quando è ricca di cereali (come frumento, riso, mais, avena, farro), frutta e verdura. In tal modo si forniscono i presupposti ideali per la proliferazione di batteri “buoni”, come i lattobacilli e bifidobatteri. Dulcis in fundo, anche pesce, carne, formaggi, oltre a fornire proteine nobili e oligoelementi (come zinco e selenio), stimolano la proliferazione di batteri altrettanto importanti.
Michele Calabrese
Fonte: https://www.frontiersin.org
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