Di seguito un comunicato stampa della Cgil.
Le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2022-2024 del comparto sanità pubblica si sono concluse con una nuova doccia fredda per il personale sanitario. L’ultima proposta di Aran, discussa oggi, ha lasciato i sindacati insoddisfatti, con aumenti definiti “offensivi” e l’assenza di risorse adeguate.
Il malcontento dilaga e lo sciopero generale del 29 novembre, indetto da CGIL e UIL, appare inevitabile. “Basta elemosine, meritiamo rispetto!” è il messaggio che arriva dai lavoratori della sanità.
Aumenti di pochi euro per gli infermieri
Nel dettaglio, l’Aran ha proposto:
- 5,22 euro mensili lordi dal 1° gennaio 2024 per l’indennità di specificità infermieristica, che salirebbero a 12,28 euro dal 2025;
- 2,95 euro mensili lordi dal 2024 per l’indennità di tutela del malato, con un incremento a 9,34 euro dal 2025.
Questi importi, oltre a essere irrisori, saranno riparametrati in base alle aree professionali, rendendo i benefici ancora meno significativi per alcune categorie.
Fondi insufficienti e proposte insostenibili
Oltre agli incrementi tabellari al 5,78%, ritenuti già inadeguati, Aran ha proposto di utilizzare parte delle risorse previste per il CCNL 2025-2027, una soluzione che comprometterebbe le prossime trattative.
Sul fronte delle indennità, ogni possibile aumento graverebbe sui Fondi Contrattuali, già in grave sofferenza. Tra le proposte più criticate c’è la non cumulabilità tra l’indennità di pronto soccorso e quella per particolari condizioni di lavoro (art. 107), una misura che potrebbe penalizzare ulteriormente chi lavora in prima linea.
Inoltre, non sono state presentate tabelle o decorrenze per gli aumenti dell’indennità di pronto soccorso, né è stato affrontato il problema del mancato pagamento degli adeguamenti previsti dalla legge dal 1° giugno 2023.
Welfare aziendale e progressioni di carriera: ancora un nulla di fatto
Le proposte di Aran includono l’obbligo di destinare una quota percentuale al welfare aziendale, ma i sindacati si oppongono fermamente, chiedendo che tali misure siano finanziate con risorse regionali.
Anche sul fronte delle progressioni di carriera non ci sono passi avanti. La possibilità di deroghe tra aree fino al 2026 è svuotata di significato dall’assenza di risorse adeguate, e il personale amministrativo e tecnico continua a essere escluso da percorsi di valorizzazione professionale.
Pause, buoni pasto e turni: nessun miglioramento
La riscrittura dell’articolo sulle pause obbligatorie di 10 minuti per chi lavora più di 6 ore rischia di peggiorare le condizioni attuali, limitando il diritto alla fruizione della mensa.
Nessuna risposta è stata fornita alle richieste di:
- Aumentare i buoni pasto;
- Eliminare il contributo di 1/5 a carico dei lavoratori;
- Incrementare le indennità di turno notturno e festivo.
Sciopero generale del 29 novembre: una battaglia per la dignità
Alla luce di queste proposte insoddisfacenti, CGIL e UIL ribadiscono l’importanza della mobilitazione del 29 novembre, con l’obiettivo di:
- Ottenere aumenti salariali adeguati;
- Garantire risorse per le indennità professionali;
- Difendere un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale, ormai a rischio per la cronica mancanza di finanziamenti.
“Non accettiamo elemosine. I professionisti della sanità meritano rispetto, dignità e valorizzazione”, ha dichiarato Michele Vannini, Segretario Nazionale.
Lo sciopero sarà una tappa fondamentale per il futuro del sistema sanitario italiano e per chi ogni giorno si dedica alla salute dei cittadini.
Redazione Nurse Times
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