L’ansia preoperatoria è una condizione molto frequente nei bambini. Attesa, paura, separazione dai genitori, ambienti sconosciuti e personale in divisa: tutti elementi che, combinati, generano forte stress emotivo. Spesso il primo approccio a questo problema è farmacologico.
Tuttavia esistono alternative non invasive, sicure ed efficaci, capaci di trasformare radicalmente l’esperienza del piccolo paziente. Ho voluto approfondire proprio questo: gli approcci non farmacologici utilizzati per ridurre l’ansia preoperatoria nei bambini sottoposti a chirurgia, valutandone efficacia, impatto clinico e applicabilità.
Strategie alternative alla farmacologia
L’analisi della letteratura internazionale mostra chiaramente che esistono strategie in grado di ridurre in modo significativo lo stato ansioso nei bambini, senza ricorrere a farmaci. Le più efficaci includono:
- La realtà virtuale, che permette al bambino di immergersi in ambienti positivi e distrarre l’attenzione dal contesto ospedaliero.
- La terapia del gioco, che rende il bambino protagonista e lo aiuta a comprendere in modo semplice cosa accadrà, riducendo la paura dell’ignoto.
- La musicoterapia, utilizzata per rilassare e ridurre i parametri fisiologici dello stress.
- Il rilassamento guidato, attraverso tecniche respiratorie e visualizzazioni accompagnate.
- La preparazione psicologica preoperatoria, con colloqui, materiali illustrati, presenza rassicurante del personale.
Tutte queste tecniche si sono rivelate efficaci nella riduzione dell’ansia, migliorando la collaborazione del bambino durante l’induzione dell’anestesia, e in alcuni casi anche la percezione del dolore post-operatorio.
Benefici non solo per il bambino
Questi interventi non apportano benefici solo al paziente, ma anche al contesto organizzativo. Un bambino più sereno è un bambino più collaborativo: questo significa procedure più fluide, minore necessità di sedazione, meno complicazioni e maggiore soddisfazione anche per il personale sanitario.
Inoltre, adottare strategie non farmacologiche significa costruire un’assistenza più umana e centrata sul bambino, che tiene conto della sua emotività e del suo bisogno di sicurezza, non solo della patologia.
Le difficoltà da superare
Nonostante l’efficacia documentata, l’introduzione sistematica di questi approcci incontra ancora ostacoli. La mancanza di protocolli standardizzati, la scarsa formazione del personale e la disponibilità limitata di strumenti come visori o spazi dedicati rappresentano ancora delle barriere.
In molti casi, la valutazione si limita agli effetti a breve termine. C’è bisogno di investire in ricerca e formazione, ma soprattutto in una cultura dell’assistenza che riconosca il valore di questi strumenti.
Verso un approccio integrato e centrato
Le evidenze sono chiare: non serve sempre un farmaco per ridurre l’ansia. Spesso bastano una storia, una musica, una voce calma o un gioco simbolico. L’obiettivo deve essere integrare queste strategie nei percorsi di preparazione chirurgica pediatrica, rendendole accessibili, strutturate e parte del lavoro quotidiano dei professionisti sanitari. Perché un bambino più tranquillo non è solo un bambino più gestibile, è un bambino più rispettato, più compreso e meglio curato.
Guido Gabriele
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