Gli infermieri dei Pronto Soccorso veneti gestiranno gran parte dei casi meno urgenti, senza l’intervento del medico. Le ostetriche si occuperanno dei parti a basso rischio. Obiettivo: ridurre i tempi di attesa.
Dopo la ‘guerra’ e le polemiche che hanno riguardato gli infermieri di Triage e i media (VEDI), dopo che il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione Raffaele Cantone ha definito la nostra sanità come “il terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma” e ha denunciato la vessazione di tanti pazienti costretti a versare tangenti per ottenere le tanto desiderate cure senza aspettare per tempi biblici, c’è stato finalmente un coraggioso e concreto passo in avanti verso lo snellimento dei tempi d’attesa nei Pronto soccorso: la regione Veneto ha infatti deciso di ‘investire’ sul ruolo degli infermieri nei nuovi assetti ospedalieri.
La Giunta Zaia ha infatti approvato un nuovo documento di indirizzo per le unità operative di Pronto soccorso che prevede che il “personale infermieristico avanzato”, cioè dotato di una specifica formazione post-laurea, gestisca la maggior parte dei codici bianchi: corpi estranei conficcati nella cute, eritemi, cefalee e mal di denti, punture d’insetti, “pianto inconsolabile” dei bimbi, ecc. Tutti disagi ‘minori’, ma che determinano la gran parte degli accessi quotidiani ai DEA di tutta Italia e che di fatto ingolfano le strutture.
L’infermiere, dopo aver effettuato un’esauriente raccolta dati corroborata dalla sua diagnosi infermieristica, potrà inviare direttamente il paziente dallo specialista senza dover passare necessariamente e ‘formalmente’ peri il medico del PS.
Così commenta Luigino Schiavon, presidente Ipasvi del Veneto:
“È un’evoluzione di ruoli conseguente alla rivoluzione professionale che ha investito la nostra categoria. Dai corsi nei convitti e dalle prime scuole professionali siamo passati all’università e ai master; prima eravamo semplici esecutori, muli da soma sì, ora abbiamo cominciato a usare il cervello e siamo in grado di negoziare con decisori e legislatori”.
La sperimentazione veneta prevede anche il potenziamento del ruolo delle ostetriche: nei punti nascita sarà affidata loro la gestione delle gravidanze a basso rischio con facoltà di prescrivere tutti gli accertamenti necessari alle gestanti.
Alessio Biondino
Fonte: Il Mattino di Padova
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