Esasperata dalle continue attenzioni, non gradite, un’infermiera del Centro diagnostico Villa Maria di Pistoia ha denunciato il datore di lavoro.
Quella che all’inizio, durante il colloquio per l’assunzione, le era sembrata solo una battuta inopportuna, col passare dei mesi aveva assunto tutt’altro significato. Via via che complimenti, vezzeggiativi, carezze e abbracci indesiderati erano diventati sempre più frequenti e insistenti. Fino al giorno in cui alle proposte imbarazzanti si era sommata anche la minaccia: quella di licenziare il suo fidanzato se non avesse interrotto la relazione.
A traumatizzare definitivamente la giovanissima infermiera, spingendola a denunciare nonostante la paura delle conseguenze, la vera e propria aggressione che avrebbe subito il 27 dicembre scorso: quando il suo datore di lavoro, dopo aver chiuso la porta dell’ufficio, l’aveva afferrata per i fianchi, tentando ripetutamente di baciarla. Tutte accuse poi messe nero su bianco dalla polizia.
Fatto sta che, ipotizzando i reati di violenza sessuale e atti persecutori, accogliendo la richiesta del pm titolare dell’inchiesta, il giudice delle indagini preliminari ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nei confronti di Enrico Bardelli, 69 anni, socio e legale rappresentante della società Sanavir srl Centro diagnostico Villa Maria di Pistoia, di cui la giovane infermiera è dipendente.
L’imprenditore, residente a Firenze, è comparso ieri mattina davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. La giovane infermiera lavora nel centro diagnostico dal dicembre 2021. E come accennato, già nel corso del colloquio per l’assunzione aveva avuto – a suo dire – un primo assaggio dei comportamenti inopportuni del datore di lavoro. Quest’ultimo le aveva chiesto di abbassarsi la mascherina (eravamo in piena pandemia), per poi, rivolto alla segretaria, commentare che la giovane infermiera – molto carina – aveva tutte le caratteristiche per lavorare nel suo centro.
Era stato con il definitivo allentamento delle misure anti-Covid che le attenzioni, sia verbali che fisiche, avevano iniziato a farsi sempre più pressanti e, soprattutto, indesiderate. Nella denuncia sporta a metà dello scorso febbraio, l’infermiera ha raccontato che il suo datore di lavoro avrebbe iniziato nella primavera 2023 a manifestare la propria attrazione per lei, cercando invano di informarsi sulle sue passioni e, soprattutto, sulle sue frequentazioni sentimentali. Anche in presenza di altri dipendenti, avrebbe utilizzato vezzeggiativi del suo nome, mentre sarebbero diventati sempre più frequenti i contatti fisici, come carezze sui capelli e abbracci da dietro quando lei era al computer.
E mentre il disagio della giovane aumentava e cercava con sempre più difficoltà di fare finta di niente, salivano di livello anche i toni degli approcci. Come quando l’imprenditore le avrebbe mostrato sullo smartphone alcune foto di donne seminude, chiedendole come mai anche le infermiere non indossassero un abbigliamento del genere sul lavoro. Atteggiamenti di cui tutte le colleghe si sarebbero accorte e di cui, manifestando tutto il proprio disagio e la sua ansia crescente, la giovane si era lamentata con la propria responsabile.
Alla fine dell’estate sarebbero arrivate proposte esplicite: prima quella di essere la sua accompagnatrice a eventi di gala, poi quella di diventare la sua fidanzata e trascorrere le ferie estive insieme.
A un certo punto, l’uomo aveva scoperto, vedendoli insieme nel parcheggio, che la giovane era fidanzata con un dipendente della stessa società da lui diretta. Andato su tutte le furie, aveva detto, prima alla sua responsabile e poi direttamente a lei, che se non avesse interrotto la relazione avrebbe licenziato il giovane. Tra l’altro la responsabile del laboratorio le aveva riferito l’ambasciata del titolare davanti ad altre colleghe.
Il primo abbraccio, al quale la giovane si sarebbe subito sottratta, sarebbe avvenuto nel settembre scorso, dopo che l’imprenditore la aveva convocata nel suo ufficio con una scusa. Ma non sarebbe stato così facile liberarsi di lui il 27 dicembre successivo, quando, chiusa la porta e frapponendosi tra lei e l’unica via di fuga, la aveva stretta a se repentinamente e, afferrandole la bocca, aveva ripetutamente cercato di baciarla.
Sotto choc, la giovane infermiera era riuscita a liberarsi solo dopo diversi tentativi e, in lacrime, era corsa fuori dall’edificio. Un trauma che l’aveva costretta a rivolgersi a una psicologa per un ciclo di terapie e, dato che le attenzioni molestie nei suoi confronti continuavano, a rivolgersi alla polizia.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Tirreno
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