Nurse Times| Pillola del giorno dopo: Respinta la richiesta di risarcimento danni, dal Tribunale di Teramo, ad una donna, la quale, dopo rottura del preservativo, avendo richiesto in diverse ASL della sua città la pillola del giorno dopo, rimaneva incinta, perché i medici, obiettori, si erano rifiutati di prescriverla.
Nel 2006 una donna, dopo aver avuto un rapporto sessuale con la conseguente rottura del profilattico, una fece richiesta presso le ASL di Teramo di avere la pillola del giorno dopo, negata dai medici in quanto obiettori.
Conseguentemente la donna, vedendosi vedere respinta la sua richiesta per la pillola del giorno dopo, avviò un’azione legale richiedendo che le venissero risarciti i danni avuti dal comportamento dei medici.
Secondo quanto affermato dalla donna: “tutti i medici si rifiutarono di prescrivermi la pillola del giorno dopo, nessuno mi disse espressamente di essere obiettore di coscienza ma si tirarono tutti indietro”.
Successivamente la donna rimase incinta decidendo di portare avanti la sua gravidanza senza l’aiuto del ragazzo il quale si rifiutò di riconoscere il bambino. La donna, assistita dall’Avv. Felice Franchi, decise di denunciare i medici, dicendo: “Ho fatto questa denuncia per creare un precedente che garantisca qualche tutela in più alle donne, magari giovanissime, che si troveranno nella mia situazione. Capita troppo spesso che una ragazza, vedendosi rifiutare la pillola del giorno dopo o trovandosi davanti un medico che con un pretesto cerca di dissuaderla, debba poi affrontare il trauma dell’aborto”
Dopo diversi anni è arrivata la sentenza del Tribunale di Teramo il quale respinge la richiesta di risarcimento fatta dalla donna. Secondo l’avvocato, il quale ha già espresso la volontà di ricorrere ad un ricorso, non c’è stato nessun contraddittorio. Inoltre, facendo riferimento ad un’altra sentenza pronunciata dal Tribunale di Milano nel 2014, disse “In caso di gravidanza indesiderata riconducibile a colpa medica per omissione di prescrizione di un farmaco anticoncezionale, è risarcibile il danno patrimoniale costituito dalle spese che i genitori dovranno accollarsi per il mantenimento del figlio fino al raggiungimento dell’indipendenza economica”.
Le motivazioni per cui il Tribunale di Teramo ha respinto la richiesta della donna di essere risarcita sono state due:
- Secondo il tribunale non è possibile stabilire un qualsivoglia attendibile grado di probabilità che la gravidanza in questione possa essere scaturita proprio da quel rapporto sessuale;
L’avvocato della donna però afferma che il tribunale riconosce la compatibilità del concepimento del bambino tra il 25 e il 26 maggio del 2006, giorno in cui alla coppia si ruppe il preservativo. Quindi viene riconosciuta la compatibilità ma allo stesso tempo si dice che può essere stato conseguenza di un altro rapporto sessuale.
- L’altro punto nodale del rigetto del risarcimento danni è questo. Secondo il tribunale di Teramo “La ricorrente non ha indicato in cosa consisterebbe il danno patrimoniale e non patrimoniale subito. Per quanto riguarda i danni patiti, ha fatto unicamente riferimento alle categorie astratte del danno morale, biologico, esistenziale, patrimoniale e alla vita di relazione, senza tuttavia allegare alcunché in ordine all’effettiva consistenza dei danni che ritiene di aver subito.
Anche questo punto secondo l’avvocato è discutibile in quanto la donna ha subito diversi danni, dovuti alla condotta dei medici che non hanno voluto prescrivere la pillola:
- Innanzitutto ha dovuto crescere un bambino da solo, il che rappresenta un danno economico;
- Danni patrimoniali: donna che di provincia, ragazza madre, senza lavoro, esposta al biasimo sociale.
Questa sentenza evidenzia ancora di più quanto, in alcune parti dell’Italia, ci sia un problema strutturale. I medici ginecologi obiettori rappresentano una grossa percentuale. In alcune Regioni di Italia, addirittura, la percentuale dei medici obiettori rappresenta la quasi totalità dei medici in servizio presso quelle ASL, per cui la donna che necessità un’interruzione di gravidanza, per un qualsiasi motivo, deve rinunciare, oppure deve rivolgersi ad altre Regioni per effettuare tale procedura.
È inconcepibile che in un Paese Industrializzato, nel 2016, una donna debba portare avanti da sola una gravidanza, perché non ci medici che possono effettuare una procedura di interruzione della stessa o che non prescrivano pillola del giorno dopo in quanto contrario al proprio modus operandi.
A cura di
Gianluca Pucciarelli
Fonte
Il fatto Quotidiano. Pillola del giorno dopo negata a Teramo, Tribunale si oppone al risarcimento per la donna. Avaible su www.ilfattoquotidiano.it
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