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Incinta di 7 mesi, avvelenata dal compagno

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Lei, incinta al settimo mese, è gravissima ed è ricoverata all’ospedale Maggiore di Bologna. Lui, il suo compagno, ha confessato ed è stato arrestato. Forse voleva farla abortire. Il feto sta bene.

Stanno esplodendo le prime vere giornate di caldo a Bazzano, nel capoluogo del Comune di Valsamoggia, nella prima collina tra Bologna e Modena. Calura acuita, per Margherita, da quel grosso pancione carico di gioia che trasporta fiera e speranzosa da quasi 8 mesi. Ma che inizia ad essere veramente un po’ troppo ingombrante, stancante e decisamente impegnativo a livello respiratorio, a causa anche di temperatura ed umidità che man mano si alzano e raggiungono i livelli tipici di inizio estate.

Ha sete, Margherita. Così Andrea, il suo compagno con cui lei condivide la dolce attesa, si alza con fare premuroso dal divano e si dirige in cucina per prenderle a una bibita fredda. Torna con una bottiglietta da mezzo litro carica di una sfrizzolante bevanda gassata e la porge alla sua signora. Margherita, gravitando attorno alla sua tondeggiante zavorra, assume così una posizione più comoda e si prepara per godere a pieno di quella fresca ed idratante parentesi. Manda giù qualche sorso, fino quasi ad anestetizzarsi la gola grazie alla piacevole grandinata di bollicine ghiacciate che gliela crivellano, mentre si accarezza quasi inconsapevolmente il pancione. Un momento di estremo benessere. Che però dura poco: la donna all’improvviso non si sente bene, inizia ad avere forti dolori allo stomaco ed ha conati di vomito irrefrenabili. Qualcosa non va. Chiede ad Andrea di chiamare subito i soccorsi, in quella bibita ci deve essere qualcosa di anomalo. Lui la guarda interdetto, cerca di rassicurarla, le chiede se vuole stendersi e le consiglia di attendere, magari riposandosi un po’. Ma lei insiste rabbiosamente, mentre le sue condizioni sembrano peggiorare ed è sempre più dolorante: “Mi sento morire, mio Dio chiama un ambulanza!”

Da qui l’intervento repentino del 118, un breve passaggio dall’ospedale Dossetti di Bazzano ed infine il trasporto d’urgenza al Maggiore Bologna, dove i medici si rendono conto che le condizioni di salute della signora  sono piuttosto gravi: esofago e stomaco sono infatti tempestati di lesioni, come se la donna abbia ingerito qualche agente fortemente irritante, come soda caustica o simili. Immediato il suo ricovero in rianimazione.

L’ospedale, come da prassi in casi del genere, invia immediatamente una segnalazione all’autorità giudiziaria, che inizia così le indagini del caso. I carabinieri raccolgono la testimonianza del personale sanitario e del fidanzato di Margherita, il quale spiega di aver acquistato la confezione da quattro bottigliette al supermercato vicino casa. Quindi gli agenti, in collaborazione con NAS, sequestrano la bottiglia incriminata, le altre ancora sigillate ed effettuano i dovuti controlli presso l’esercizio commerciale dove queste sono state comprate; ma non riscontrano alcun segno di manomissione o di alterazione del prodotto in questione.

Il cerchio si stringe e tutti i sospetti degli inquirenti si dirigono inevitabilmente verso l’ambiente vicino alla donna: vengono perciò interrogati vicini, amici, il padre della giovane e, soprattutto, il suo compagno.

Andrea nega da subito, con risolutezza e disgusto, l’infamante accusa di aver alterato la bevanda col fine di nuocere alla sua Margherita e al frutto del loro amore, ma… la sua fermezza dura ben poco. Dopo diverse contraddizioni, infatti, messo all’angolo da domande sempre più mirate e stringenti, in serata confessa la sua sconvolgente verità: è stato lui a versare nella bottiglia la sostanza irritante. Detersivo per la lavastoviglie.

L’uomo viene fermato per lesioni gravissime su disposizione del pm Giuseppe Di Giorgio e rischia l’accusa di tentato omicidio volontario. Il movente? Non è ancora stato definito con sufficiente certezza, ma potrebbe essere stata la stessa gravidanza a spingerlo verso questa ignobile, crudele, scellerata e forse premeditata decisione: architettare un piano per causare un aborto spontaneo alla povera Margherita.

Secondo fonti dell’Ausl, la donna è cosciente e non è in pericolo di vita mentre il feto, ignaro del feroce attentato alla sua venuta al mondo ed ancora avvolto dal tepore uterino, non avrebbe subìto alcun danno dall’intossicazione.

Probabilmente sognava di partorire la sua creatura mentre una mano forte ed innamorata accarezzava lei ed i suoi sogni, la sfortunata Margherita. Ma si è dovuta accorgere, nel peggiore dei modi, di essere totalmente sola col bambino che ha in grembo.

Una storia molto triste, che ha palesato l’epilogo di un amore forse mai stato tale e che è sfociato in un gesto vile, criminale e senza alcuna pietà. Gesto che, per fortuna, non ha raggiunto il suo obiettivo e che, lo speriamo, sarà punito con sufficiente severità.

Un sincero in bocca al lupo, mamma Margherita.

Alessio Biondino

Fonti: Repubblica, Il Tirreno, Il Resto del Carlino, Tgcom24, La Stampa

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