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Picc: studio prospettico per interventi infermieristici mirati

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Introduzione di Papagni Giuseppe

Lo studio condotto dalla  dott.ssa Antonia Mennuni, neolaureata in infermieristica, pubblicata sulla sua tesi di laurea dal titolo “La gestione del paziente portatore di PICC: uno studio prospettico per valutare la qualità di vita e rischio di infezione e dislocazione mediante interventi infermieristici mirati”, la collega ha messo in evidenza il ruolo dell’infermiere nella gestione dei PICC con finalità sia cliniche che relazionali attraverso uno studio prospettico all’interno dell’U.O di ematologia del P.O. “Dimiccoli” di Barletta. La tesi ha anche ricevuto l’importante “Premio Ipasvi Bat 2015”, un concorso riservato a tutti i neo laureati della sesta provincia pugliese. Dopo un’attenta valutazione da parte della commissione, la stessa ha assegnato alla dott.ssa Antonia Mennuni il primo premio consistente in 300 euro da destinare ad attività formative.

Cattura di schermata (118)

LA GESTIONE DEL PAZIENTE PORTATORE DI PICC

Uno studio prospettico per interventi infermieristici mirati

I cateteri venosi ad inserimento periferico rappresentano una recente ed importantissima innovazione tecnologica che ha cambiato in modo sostanziale l’approccio al sistema venoso del paziente, costituendo la migliore risposta alla crescente necessità di ottenere in ogni paziente, sia in ospedale che a domicilio, una via d’accesso stabile e sicura, conseguita e mantenuta con il minimo rischio possibile e il miglior rapporto costo-efficacia. Il Picc, in particolare, trova largo impiego soprattutto nei pazienti oncologici che necessitano trattamenti chemioterapici o di trapianto; spesso trattasi di soggetti complessi che richiedono assistenza e supporto fisico-psicologico adeguato. L’obiettivo principale del mio studio è stato quello di valutare il rischio di infezione e dislocazione correlato al catetere venoso, in base al sistema di fissaggio e dispositivi di medicazione utilizzati. Per la valutazione dell’exite-site è stata utilizzata una scala: Visual Exit-site Score (VES). Il campione è stato, inoltre, sottoposto a valutazione della qualità di vita, attraverso, l’utilizzo del questionario SF-36, in modo tale da prendere in considerazione diversi aspetti della salute:

  • attività fisica,
  • limitazioni di ruolo dovute alle salute fisica o allo stato emotivo,
  • dolore fisico, percezione dello stato di salute,
  • vitalità,
  • attività sociali,
  • salute mentale.

L’esperienza sul campo, ha evidenziato la fragilità del paziente onco-ematologico e di come la presenza di un dispositivo per l’accesso vascolare potesse stravolgere la sua vita. È stato condotto su un campionamento a grappolo  di  pazienti affetti da patologia neoplastica di tipo ematologico che è causa di un deficit delle difese immunitarie. I cateteri intravascolari, come ad esempio il PICC, sono causa di infezioni locali e nei casi più gravi sistemiche. Il PICC, inoltre potrebbe dislocarsi, ritardando la somministrazione di un’eventuale terapia e causando, anche, stress psicologico, poiché necessita di reimpianto. L’obiettivo specifico dello studio è stato quello di identificare il miglior sistema di fissaggio e di medicazione in grado di migliorare la qualità di vita del paziente.

L’intero campione è stato diviso in tre gruppi, ognuno composto da 10 soggetti, distinti in base al sistema di medicazione e di adesione utilizzato:

  • gruppo A (pazienti che presentano un sistema di fissaggio tipo Statlock e medicazione in poliuretano trasparente);
  • gruppo B (pazienti che presentano un sistema di fissaggio tipo Statlock e medicazione in garze e cerotti);
  • gruppo C (pazienti che presentano un sistema di fissaggio con punti di sutura e medicazione in garze e cerotti).

Per la raccolta dei dati, il campione è stato sottoposto ad un primo quesito, con il quale è stato annotato il tipo di sistema di fissaggio usato, tipo di medicazione, score secondo la scala VES e complicanze tardive (in particolare infezioni e dislocazione del catetere venoso). La scala per la valutazione del sito di inserzione (Visual Exit-Site Score) è stata utilizzata per definire il grado di flogosi e consta di quattro stadi:

  • grado 0 (cute integra e priva di segni di flogosi);
  • grado 1 (iperemia <1 cm dal punto di uscita, +/- fibrina);
  • grado 2 (iperemia >1 cm <2 cm dal punto di uscita, +/- fibrina);
  • grado 3 (iperemia >2 cm dal punto di uscita, secrezione, pus, +/- fibrina).

Dopo questa prima valutazione, il paziente è stato sottoposto al questionario SF-36 (item short-form), un quesito che si occupa di valutare e prendere in considerazione la qualità di vita dall’individuo. In linea generale, con l’analisi dei risultati e dei valori ottenuti, si evince che il rischio di infezione è minore nei pazienti appartenenti al gruppo A, aventi un sistema di medicazione in poliuretano trasparente ed un sistema di adesione tipo Statlock.

Difatti, un numero superiore di pazienti con Score 0, quindi in assenza di flogosi, è rappresentato da coloro che appartengono al gruppo A (64%).

Il gruppo B è predominante nello Score 1 della scala di valutazione dell’exit-site (50%).

Il gruppo C predomina nello Score 2 e 3.

Per quanto riguarda il dislocamento, per il gruppo A e B, il rischio è pari (29% per entrambi), mentre è lievemente aumentato nel gruppo C (43%). Da questo studio, si rileva che i sistemi più adatti a ridurre complicanze infettive e di dislocazione e l’incidenza di reimpianto, consiste nell’uso di medicazione trasparente in poliuretano e sistema Statlock.

Una riduzione delle complicanze, migliora la qualità di vita dei pazienti, infatti, rielaborando i dati  raccolti con il questionario SF-36, è stato rilevato un cambiamento dal punto di vista emotivo, mentre per quanto concerne le altre sfere della salute, i valori ottenuti sono più o meno gli stessi.

Il gruppo A presenta minori limitazioni da un punto di vista emotivo e quindi, anche, un livello superiore di benessere emotivo, mentre valori intermedi rappresentano il gruppo B, ed il gruppo C risulta essere il più critico in termini di qualità di vita.

Antonia Mennuni

In allegato:

  1. questionario sf36 per valutare la qualità di vita;
  2. questionario di approfondimento;
  3. scala di valutazione per definire il grado di flogosi dell’exit-site.
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