“Le professioni sanitarie non possono più essere trattate come una categoria indistinta all’interno della contrattazione pubblica. Servono tutele adeguate, un riconoscimento professionale reale e condizioni di lavoro dignitose”. Così Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina, sostiene l’urgenza di un contratto separato per le professioni sanitarie e annuncia ufficialmente il lancio di una petizione online, voluta fortemente dal sindacato.
Una professione che si svuota: dati allarmanti, si rischia il punto di non ritorno
Il sistema sanitario italiano sta attraversando un momento critico. Le risorse economiche sono spesso insufficienti e mal gestite, mentre le professioni sanitarie non riescono più ad attrarre i giovani. Molti professionisti, per garantire una maggiore serenità lavorativa, sono costretti a cercare alternative. Ne mancano all’appello oltre 175mila solo tra gli infermieri, ben oltre la stima precedente di 65mila. Il numero di dimissioni volontarie è in drammatico aumento: nei primi nove mesi del 2024 più di 20mila infermieri hanno lasciato il Servizio sanitario nazionale, una fuga senza precedenti.
A rendere la situazione ancora più preoccupante è il calo delle nuove leve: nel 2010 gli iscritti ai corsi di laurea in Infermieristica erano 46.281, oggi sono appena 21.250, meno della metà. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per nuovi laureati nel settore sanitario, e ogni anno oltre 6mila infermieri emigrano all’estero, in cerca di migliori condizioni di lavoro e stipendi adeguati.
Non va meglio per le altre professioni sanitarie: secondo il rapporto CREA Sanità 2022, mancano all’appello oltre 13mila ostetriche. Tutto ciò si traduce in un carico di lavoro insostenibile per chi resta, con ripercussioni sulla qualità delle cure offerte ai cittadini.
Ecco perché un contratto separato è indispensabile
“Le peculiarità e le responsabilità delle professioni sanitarie richiedono un riconoscimento specifico, che un contratto generalista non riesce più a garantire”, afferma Ceccarelli. Le professioni sanitarie, riconosciute dall’art. 2229 del Codice civile come professioni intellettuali al pari dei medici, non possono essere considerate alla stregua di altre figure con funzioni ben diverse. Attualmente le professioni sanitarie sono inserite in un calderone contrattuale che non tiene conto delle loro elevate competenze, dell’impegno formativo specialistico e delle responsabilità enormi che ricoprono.
Un contratto separato garantirebbe:
- Riconoscimento del valore professionale, adeguato alle competenze avanzate richieste e ai percorsi formativi post-laurea.
- Condizioni di lavoro dignitose, con tutele specifiche, orari sostenibili e una retribuzione proporzionata alle responsabilità.
- Miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria, evitando che professionisti esausti e demotivati compromettano la sicurezza e l’efficacia delle cure.
- Riduzione del turnover, per arginare la fuga verso altri Paesi o settori e mantenere le competenze all’interno del sistema sanitario nazionale.
L’ultimo rinnovo contrattuale, ancora in fase di stallo, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione: l’aumento previsto per i professionisti dell’assistenza è di appena 47 euro mensili, una cifra ridicola a fronte del caro vita e del peso della loro missione quotidiana.
Firmare per un futuro migliore della sanità
Sostenendo questa petizione, si chiede un cambiamento reale per un sistema sanitario più forte, per professionisti riconosciuti e valorizzati, per un’assistenza di qualità. “Un contratto separato non è un privilegio, ma una necessità per garantire un futuro alla sanità pubblica”, conclude Ceccarelli.
Clicca QUI per firmare la petizione.
Redazione Nurse Times
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