In libreria, ma anche in formato e-book, un saggio divulgativo di una nostra apprezzata collaboratrice. Ne abbiamo parlato proprio con lei.
Il valore delle parole e di come possiamo trasmetterlo attraverso la relazione di cura e non solo. Di questo abbiamo voluto soffermarci con Anna Arnone, infermiera, docente, collaboratrice di Nurse Times. Il suo nuovo saggio divulgativo si chiama Parole di cura. Come le parole possono migliorare le nostre relazioni (di cura) (Giovane Holden Editore).
‘’La parola è la prima e principale tecnologia veramente umana: permette di dare e togliere senso alle cose; permette di curare e di distruggere. L’espressione latina “verba volant, scripta manent” (le parole volano, le cose scritte rimangono) significava il contrario di ciò che oggi si intende. Indicava infatti che la voce può raggiungere il bersaglio, mentre lo scritto rimane inchiodato. Le parole creano la realtà e curano i corpi”.
In che modo, secondo te, è possibile farlo?
‘’L’homo sapiens è e ha un ‘essere di parola’: la parola gli dà vita o gliela toglie, dà alla luce o può toglierla. A noi la scelta di quali storie e parole usare per far crescere o regredire chi ci è affidato nelle relazioni di cura e nella vita di tutti i giorni. A noi la scelta di utilizzare le parole-farmaco che guariscono e danno il coraggio di vivere’’.
Secondo te, i concetti di empatia, di ascolto sono sempre attribuiti agli infermieri, che parlano poco di scienza e di metodologia?
‘’Niente affatto. Aristotele diceva che l’inizio del filosofare, ma anche della conoscenza scientifica, viene sempre dalla meraviglia. E la meraviglia obbliga al silenzio, perché se assisto a qualcosa di straordinario, come una persona di cui tu e soltanto tu ti stai prendendo cura, devo iniziare a scavare e a cercare le parole giuste per raccontare il nodo della vita che ho ricevuto in quella relazione di cura. E non si tratta solo di cercare, ma di costruirle insieme, perché è proprio nella relazione di cura che l’assistito spera più di ogni altro.
La speranza può essere indotta da chi cura. La stessa scienza sostiene che le parole attivano le stesse vie biochimiche di farmaci come la morfina e l’aspirina, ma visto che nel corso dell’evoluzione dell’uomo sono nate prima le parole e poi i farmaci (gli antichi curavano con herba et verba: erbe e parole), è più corretto affermare che i farmaci attivano gli stessi meccanismi delle parole. Possono guarire e possono uccidere, indurre ansia, depressione, sconforto.
Le parole agiscono sul cervello. Le parole ci cambiano, ci curano, sono un vero e proprio atto di cura. Permettono il mirroring, l’accoppiamento neuronale, la formazione di nuove reti neuronali, il rilascio di dopamina, che vuol dire plasmare i circuiti neuronali della ricompensa, dell’apprendimento, del piacere, della creatività. Insomma, il sapiens sopravvive, ma vive attraverso e grazie alle parole e alle storie”.
Insomma, un saggio divulgativo, ma non solo.
“Un prontuario, un vademecum sull’utilizzo delle parole da utilizzare con cura e per la cura. Sono delle essenziali ed efficaci istruzioni per l’uso, affinché il potere della parola non perda il suo effetto, ma sia portato al giusto compimento: la cura”.
Redazione Nurse Times
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