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Infermiere scolastico: ruolo e opportunità nella realtà italiana

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Infermiere scolastico: la Sicilia ci pensa
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In questi giorni in tv e sui giornali l’attenzione cade sugli indelebili esami di maturità, sulla scuola e i suoi innumerevoli cambiamenti sociali e culturali, a cominciare dal fondamentale supporto dell’infermiere scolastico per tutta la comunità studentesca. Eppure la scelta di inserire l’assistenza sanitaria all’interno delle scuole non è così recente, ma risale addirittura alla fine del 1800 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, attraverso un primo approccio di controllo della diffusione di malattie infettive tra gli scolari.

È nel 1891 che il medico inglese Malcolm Morris si accorge, infatti, che le ispezioni scolastiche non possono essere sporadiche, ma devono essere effettuate con una maggiore routine dalle infermiere. Nel 1902 a New York l’infermiera Lina Rogers crea un progetto per far fronte al problema dell’abbandono scolastico per motivi di salute: nel primo anno il problema si ridusse del 90% e nel 1903 al 98%. È a partire da questa esperienza che il ruolo dell’infermiere scolastico si diffuse negli Usa e nel Canada per educare gli studenti e le famiglie da un punto di vista sanitario e igienico-sanitario.

E in Italia? Le ispezioni sanitarie da parte die medici si protraggono dagli inizi del ‘900 fino al 1950. Bisognerà aspettare il 1961 per l’impiego di infermieri e assistenti sanitari nelle scuole, come regolamentato dal D.P.R. 264/61, con la gestione totalmente affidata ai Comuni. Nel 1978, con l’introduzione del Servizio sanitario nazionale, le competenze passano dai Comuni alle Unità Sanitarie Locali. Questo passaggio, di fatto, sarà disatteso in quanto resteranno a operare gli assistenti sanitari fino al 1994, quando le competenze passeranno ai pediatri di libera scelta esterni agli istituti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) già nel 1986 sottolineava come l’educazione alla salute a tutte le età rafforzi l’empowerment, in particolare se iniziata in età scolare, pubblicando nel 1998 un ulteriore documento dal titolo ‘’Health 21, la salute per tutti nel 21° secolo’’, con 21 obiettivi, con un 4° intitolato ‘’La salute dei giovani’’, in cui prevedeva questi aspetti: orientare stili di vita sani, dare la migliore istruzione possibile, investire nella scuola per offrire benefici alla salute.

Questi punti sono stati oggetto di politiche europee in una rete di 43 Paesi che condividevano progetti finalizzati alla promozione della salute nelle scuole. Gli interventi, come indicati nella Conferenza di Vilnius del 2009, erano rivolti a ‘’Migliorare le scuole attraverso la salute’’ con ’’piani educativi strutturati e sistemici, del benessere, dello sviluppo capitale sociale della scuola, miglioramento del benessere di tutta la comunità scolastica con approccio olistico’’.

Dieci anni più tardi questi concetti vengono ribaditi nella Conferenza di Mosca del 2019 e si introducono i concetti di Health Literacy, ovvero conoscenze sulla salute, salutogenesi, ovvero ricerca di ciò che crea salute, capacità di azione, life skills, policy integrate, che oggi sono diventati all’ordine del giorno.

Tutto questo come si rapporta nel nostro contesto nazionale? Esistono dei progetti sperimentali in quattro regioni italiane e nei licei della Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria. In queste esperienze pilota si è introdotto l’infermiere scolastico al fine di promuovere la salute all’interno delle scuole.

E’ il caso di alcuni licei nel comune di Bologna, che con il “Progetto salute e benessere nella scuola’’ dal 2015 si sono posti gli obiettivi di prevenire comportamenti a rischio, favorire l’inclusione di soggetti in condizione di fragilità psicofisica, gestire gli acuti in orario scolastico, prevenire malattie sessualmente trasmissibili, dipendenze, violenze e bullismo, ed è tuttora in fase di realizzazione.

Nel 2018 a Livorno è stato avviato il progetto “Infermiere Scolastico’’ nei licei, con l’obiettivo di  intervenire in attività di primo e pronto soccorso. Nel report del primo anno si è evidenziato come nel solo primo mese di attività siano stati registrati 103 interventi con varie gravità e la presenza dell’infermiere ha svolto un prezioso ruolo di filtro nell’attivazione del 118, che è attualmente presente.

In Lombardia ci sono due progetti simili che sono iniziati nel 2020 con l’obiettivo di migliorare l’empowerment e l’engagement: il primo è nato nel territorio di Bergamo e prevede corsi formativi rivolti al personale scolastico; un simile progetto è nato a Pavia, rivolgendosi agli studenti delle primarie con l’impiego dell’infermiere scolastico full-time.

Il caso particolare è quello della regione Calabria. In questo caso non vi è un progetto satellite come nelle altre regioni, ma con provvedimento diretto del presidente della Giunta regionale nel 2020 si è introdotto l’infermiere scolastico per ogni scuola per attuare provvedimenti diretti al contrasto della diffusione delle infezioni da Sars-Cov-2 per garantire una maggiore sicurezza all’interno della comunità scolastica. L’Asp Catanzaro ha permesso un ampliamento delle attività con incontri educativi e formativi. Alcuni istituti hanno inoltre aderito al progetto “Kids save lives’’, promosso dall’Italian Resuscitation Council (IRC) e supportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ai nostri giorni questi progetti si legano ad alcune leggi quali l’Accordo Stato Regioni del 17 gennaio 2019 (“Indirizzi di policy integrate per la scuola che promuove salute”), che evidenzia la necessità di un “approccio globale o sistemico”, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Decreto legge 17 luglio 2020 n. 77 (“Decreto Rilancio”), che riconosce e formalizza la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. Il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025, che si pone il raggiungimento del livello essenziale di assistenza “Prevenzione collettiva e sanità pubblica” con il programma “Scuole che promuovono Salute”.

Oltreoceano, invece, cosa accade? Dall’esperienza di Lina Rogers l’infermiere si è diffuso capillarmente negli Stati federali: attualmente le scuole presentano al loro interno un infermiere scolastico nell’81,9% delle strutture, con una prevalenza dell’impiego del 62,4% nelle scuole elementari.

Quali sono gli interventi che l’infermiere scolastico svolge? Si possono ricavare dai documenti della National Association of School Nurses: opera su studenti con condizioni di malattia cronica attuando piani sanitari personalizzati, ad esempio la gestione del diabete in ambito scolastico, mentre a livello comunitario si prevede un programma che prevede interventi nell’ambiente scolastico con percorsi educativi, ad esempio gestione e sovrappeso nelle scuole.

Un contributo sull’infermiere scolastico si può ricavare dal National Health Service in Gran Bretagna su quali siano le competenze e le skills della figura: capacità di case management, leadership, di implementazione della qualità del servizio attraverso la raccolta di documenti, dell’analisi dei dati e, aspetto non banale, la ricerca e l’orientamento ai servizi sanitari sul territorio.

L’infermiere scolastico nel mondo contribuisce alla tutela della salute della popolazione scolastica e alla vigilanza sull’igiene, promuove la salute degli studenti, riduce l’assenteismo e facilita il successo accademico, garantisce l’inclusione dei soggetti portatori di patologie croniche. È dimostrato che per ogni dollaro investito nel servizio infermieristico scolastico, vi sia un beneficio che porta ad un risparmio della spesa sociale di 2,20 dollari.

In Italia i progetti dimostrano come l’infermiere scolastico può essere una figura chiave per l’attuazione delle politiche di “scuole che promuovono salute” come previsto dal quadro legislativo, e rientrerebbe già nel delineato profilo dell’infermiere di comunità. Al momento non si dispongono report sul medio o lungo periodo per testare l’efficacia dell’operato di interventi di educazione a stili di vita sani e prevenzione e dovremo attendere, secondo la letteratura, almeno tre o quattro anni dall’inizio dell’attività per valutarne i risultati.

Entro il 2022 e l’inizio del 2023 tutte le Regioni dovranno presentare dei propri progetti in ottemperanza al Programma Predefinito “Scuole che promuovono Salute” e iniziare a far fiorire non più a macchia d’olio una figura ormai irrinunciabile nelle scuole di tutto il mondo. 

Anna Arnone

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