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Organismi cattolici si schierano contro il farmaco per la disforia di genere

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Organismi cattolici si schierano contro un farmaco per la disforia di genere
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“Siamo preoccupati per il consenso informato del minore e della sua famiglia, in mancanza di vere informazioni scientifiche, in un clima culturale condizionato da elevata pressione ideologica verso la cancellazione della identità di genere”

Si chiama Triptorelina ed è un farmaco in grado di bloccare l’attività dell’ipofisi. Finora è stato utilizzato solo per contrastare il cancro, ma… Il Comitato Nazionale di Bioetica, interpellato dall’Aifa, ha dato il via libera al suo utilizzo anche per bloccare la pubertà nei preadolescenti con disforia di genere.

Tale farmaco, infatti, riesce a limitare tutte quelle modificazioni corporee che sono all’origine della sofferenza dei tanti ragazzi e delle tante ragazze che non si riconoscono come maschi o femmine. Già, perché le statistiche mediche riportano dati decisamente impressionanti sul fenomeno che riguarda quei bambini o bambine che esprimono un forte desiderio di appartenere al genere opposto del proprio sesso di nascita.

La disforia di genere, infatti, si può manifestare anche piuttosto precocemente nell’infanzia (anche a 3-4 anni!) e nell’adolescenza (a 10-13 anni). Coloro che vivono in questa condizione “vivono ed esprimono un forte desiderio di modificare il corpo sessuato da maschio a femmina o da femmina a maschio o anche di vivere una condizione di ambiguità sessuale, data l’assenza di una corrispondenza tra sesso e genere percepito. Tale stato nell’adolescenza, in modo specifico, si può esprimere nel desiderio, con diversi gradi di intensità, di rallentare e/o bloccare lo sviluppo delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie in vista della possibile acquisizione delle caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie del sesso opposto o di una condizione di ambiguità tra maschile e femminile (transgender)”.

Come spiega Andrea Lenzi, professore Ordinario di endocrinologia all’Università di Roma La Sapienza: “Si tratta di evitare che si verifichi la situazione terrificante in cui il corpo si sviluppa in una direzione e la testa in un’altra. La disforia di genere non è una malattia, è una condizione anomala vissuta in modo devastante, che può portare l’adolescente anche a compiere gesti estremi. In queste situazioni così difficili da un punto di vista etico, il medico, nel rispetto del giuramento di Ippocrate, che impone innanzitutto di non nuocere, cerca di aiutare la persona”.

Con l’uso della Triptorelina, per l’appunto. Che ha già visto l’opposizione si due organismi cattolici, il Centro Studi Livatino e il Comitato del Family Day, i quali hanno chiesto un ripensamento al Comitato di Bioetica. Perché? “Da giuristi e medici siamo preoccupati per il consenso informato del minore e della sua famiglia, in mancanza di vere informazioni scientifiche, in un clima culturale condizionato da elevata pressione ideologica verso la cancellazione della identità di genere maschile, femminile”.

Alessio Biondino

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