Home Regionali Liguria Non sapeva fare nulla, ma lavorava come medico all’ospedale di Bordighera (Imperia): finta dottoressa a processo. Accolta la richiesta di perizia psichiatrica
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Non sapeva fare nulla, ma lavorava come medico all’ospedale di Bordighera (Imperia): finta dottoressa a processo. Accolta la richiesta di perizia psichiatrica

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Non sapeva usare il computer e si giustificava dicendo di essere dislessica, Enrica Massone, 57enne di Torino, sotto processo a Imperia per avere svolto la mansione di medico all’ospedale Saint Charles di Bordighera (Imperia) tra il 13 luglio e il 28 settembre del 2023, ma senza aver conseguito la laurea in Medicina. E’ quanto emerso all’apertura del dibattimento davanti al giudice monocratico Eleonora Billeri. La donna è accusata di diversi reati, tra cui falso ideologico, esercizio abusivo della professione medica e truffa.

«Ricordo che per i primi due o tre giorni aveva difficoltà oggettive nell’uso del computer e del sistema informatico – ha affermato il testimone dell’accusa Paolo Petrassi, all’epoca coordinatore dei medici nel reparto di Medicina -. Le ho dato del tempo per acquisire familiarità e dimestichezza, ma non era in grado e le ho detto: “Faccio io, tu stai vicino a me”».

Per giustificare queste sua difficoltà il finto medico aveva appunto asserito di essere dislessica. A smascherarla del tutto è stato il dottor Simone Carlini, responsabile del 118, che oltre a essersi accorto che non sapeva suturare («Può capitare a chi abbia svolto una specializzazione in Medicina interna»), aveva notato proprio una mancanza di basi della medicina, come confermato anche dal report degli infermieri.

«Non sapeva suturare una ferita, aveva scarse conoscenze delle terapie e non riusciva a usare il computer – hanno confermato gli ex colleghi, sentiti in tribunale -. Per questo le abbiamo detto di non tornare. Poi ce la siamo ritrovata in corsia pochi giorni dopo».

Massone era stata assunta da una società che provvede a fornire personale agli ospedali e che al processo è presente come parte offesa. Ha lavorato come medico gettonista all’ospedale di Bordighera dal 13 al 16 luglio, per poi tornarci dal 7 al 13 agosto, dal 20 al 22 settembre e dal 27 al 28 settembre, presentando fatture per un totale di 13.300 euro (incassati solo per metà).

Per ottenere l’incarico di medico le era bastato raccontare una serie di buglie, millantando titoli che non possiede: una laurea in Medicina conseguita all’Università di Milano Bicocca nel 1991, una specializzazione in Medicina interna conseguita nel 1997 e l’iscrizione all’Ordine dei medici di Milano, nonché un’esperienza lavorativa in carcere a Torino e persino la direzione di una Rsa a Recco (Genova). Invece ha solo la licenza di scuola media.

Con l’accordo del pm il giudice ha accolto la richiesta formulata dalla difesa di sottoporre Massone a perizia psichiatrica. Ha davvero un disturbo dell’apprendimento, come da lei sostenuto, o è un genio della truffa? Questo l’aspetto da chiarire. Fermo restando che qualcosa non ha funzionato nella verifica delle sue competenze da parte di chi avrebbe dovuto occuparsene.

Intanto la donna è stata nuovamente condannata dalla Corte d’appello di Torino, che ha confermato la pena di quattro anni e tre mesi di reclusione per i reati di truffa e peculato. I fatti contestati nel capoluogo piemontese risalgono al 2019, quando il finto medico era riuscita a farsi nominare da un giudice come amministratrice di sostegno di due anziani, ai quali ha portato via la pensione per quattro mesi, mettendosi in tasca oltre 4.000 euro e non pagando le rette della casa di riposo.

Anzi, ha convinto un uomo e una donna a prendersi cura di un suo anziano “assistito”, dicendo loro di essere responsabile di un centro per minori, direttrice del movimento sociale “Stanchi di Attendere” e in contatto con giudici e avvocati. Inoltre si presentava come sposata con un appartenente alla Digos della polizia e figlia di un magistrato di Torino, promettendo assunzioni nel dormitorio che gestiva a Torino.

E più persone ci sono cascate, sebbene solo due di loro abbiano poi sporto denuncia. A tutti Massone parlava di stipendio e mansioni, facendoli anche incontrare in un bar. Il caso più eclatante è quello di un uomo cui era stato garantito uno stipendio di circa 3.000 euro mensili, e poi assunto come dirigente e mediatore culturale da una comunità per minori, avviata grazie a circa 75mila euro ricevuti dall’Unione Europea. Ha assistito un anziano per una settimana, senza mai essere pagato.

Anche nel processo torinese l’avvocato difensore ha giocato la carta dei vizi mentali, ma non è riuscito a farsi riconoscere le consulenze di parte che li confermassero. Anzi, in quella sede la Procura generale ha sottolineato “la particolare propensione a delinquere” del finto medico.

Redazione Nurse Times

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