Andrà a processo il porossimo 20 novembre Enrica Massone, torinese di 57 anni, che nei mesi scorsi ha lavorato a più riprese come medico gettonista all’ospedale Saint Charles di Bordighera (Imperia), millantando titoli che non possiede. Vale a dire: una laurea in Medicina conseguita all’Università di Milano Bicocca nel 1991, una specializzazione in Medicina interna conseguita nel 1997 e l’iscrizione all’Ordine dei medici di Milano con numero di tesserino 22305, nonché un’esperienza lavorativa in carcere a Torino e persino la direzione di una Rsa a Recco (Genova). Invece ha solo la licenza di scuola media.
Insomma, le era stato sufficiente raccontare un mare di bugie per essere assunta prima dal 13 al 16 luglio, poi dal 7 al 13 agosto, dal 20 al 22 settembre e dal 27 al 28 settembre, presentando fatture per un totale di 13.300 euro, metà dei quali incassati. Alla fine, per fortuna, qualcuno si è accorto che non possedeva alcuna preparazione. Dovrà ora rispondere di esercizio abusivo della professione medica, truffa, tentata truffa e falso ideologico in atto pubblico.
Al Tribunale di Imperia il compito di stabilire come un finto medico sia riuscito a visitare e “curare” pazienti in ospedale. Tra i testimoni sfileranno quindi le persone che avrebbero dovuto controllarne e valutarne curriculum, referenze e capacità. Per ora si sa che il 20 marzo 2023 si era iscritta alla piattaforma web Indeed, proponendosi come come specialista in medicina interna. E che per lavorare al Pronto soccorso di Bordighera le era bastato presentare qualche autodichiarazione e sostenere una serie di colloqui in videoconferenza, firmando poi un contratto di collaborazione con la società campana Curamedica srl e con la Igea Salute srl di Roma.
Massone non è nuova a guai giudiziari. In passato è stata infatti condannata a quattro anni per truffa e peculato in danno a una coppia di anziani. “Vanta” inoltre un’accusa di raggiri ai danni di immigrati, cui prometteva aiuto nell’ottenere i documenti per stare in Italia. Senza contare una presunta accusa, da lei stessa raccontata al giornale Torino Cronaca, ma mai confermata, di aver “comprato” una bambina per 90mila euro.
“Ma io volevo sempre e solo fare del bene alle persone”, si è sempre giustificata il finto medico di fronte ai giudici, che adesso rischia una nuova, pesante condanna. In giudizio si sono costituiti parti civili l’Asl 1 Imperia, la società Curamedica e l’Ordine provinciale dei medici di Milano. Non lo hanno fatto, invece, l’Università di Milano Bicocca e la società Igea Salute.
Redazione Nurse Times
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