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NeXT. Tesi “Non è solo nella tua testa: come la Sindrome dell’Arto Fantasma cambia la qualità di vita della persona”

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Giunge al nostro indirizzo mail [email protected] il lavoro di tesi della dott.ssa Matilde Riello laureata a dicembre 2018 presso l’Università degli Studi di Siena dal titolo “Non è solo nella tua testa: come la Sindrome dell’Arto Fantasma cambia la qualità di vita della persona”


 

…di Matilde Riello 

Abstract

Presupposti per lo studio

L’amputazione di un arto cambia la vita della persona sotto molteplici punti di vista, dallo svolgimento delle attività di vita quotidiana fino all’immagine e la stima di sé. Un ostacolo in più che coinvolge un elevato numero di questi pazienti è la “Sindrome dell’arto fantasma” che si presenta con sensazioni che coinvolgono l’arto che non c’è più. Quest’ultima può essere dolorosa rendendo ancora più difficile l’adattamento alla nuova realtà.

Obiettivi dello studio

L’obiettivo di questa tesi è capire cos’è e quanto la Sindrome dell’Arto Fantasma influisca sulla qualità di vita del paziente, individuare quali sono le maggiori difficoltà affrontate giornalmente e cosa può fare concretamente l’infermiere per assistere al meglio la persona.

Materiali e metodi

Al fine di capire quanto la sindrome dell’arto fantasma influisca sulla qualità di vita del paziente e il ruolo dell’infermiere, sono stati selezionati articoli da banche dati, riviste e consultati libri di testo in modo da conoscere a fondo il fenomeno ed individuare le problematiche più rilevanti.

Esposizione risultati/discussione

L’eziologia ancora non ben definita e la variabilità del fenomeno dell’arto fantasma rendono ancora più difficile affrontare questa sindrome. Spesso i pazienti lamentano di non essere stati adeguatamente informati su ciò che li aspetta. La vita viene stravolta ed è necessario seguire sia il paziente che le persone a lui vicine, per questo è necessario un lavoro svolto da un’equipe multidisciplinare. Molti pazienti sviluppano ansia e depressione a seguito dell’evento, infatti questi, insieme al dolore, sono i principali elementi che determinano la scarsa qualità di vita.

Conclusioni

La qualità di vita è fortemente influenzata dalla Sindrome dell’Arto Fantasma, soprattutto se dolorosa. È fondamentale che tra l’infermiere e il paziente si instauri un rapporto di fiducia e che quest’ultimo riesca ad esternare i propri dubbi e le difficoltà in modo da farsi aiutare al meglio. L’infermiere spiega al paziente come prendersi cura del moncone, valuta in equipe quali sono le possibilità di trattamento del dolore, farmacologiche e non; invita il paziente a prendersi cura di sé e mette in evidenza i punti di forza della persona per favorirne la resilienza.

 

Redazione NurseTimes

 

Allegato

Tesi: “Non è solo nella tua testa: come la Sindrome dell’Arto Fantasma cambia la qualità di vita della persona”

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