Giuseppe Ottaviano, delegato di struttura della Cisl, ribadisce una volta di più l’isostenibilità della situazione al Ps dell’ospedale più grande del Sud.
“La pressione sul personale infermieristico è gravata anche di più dal fatto che l’Azienda sta utilizzando un sorta di reperibilità con pronta disponibilità e impone a noi ‘scamazzati’ di restare, oltre al normale turno, altre 12 ore. Lavoro massacrante e poi sei costretto a farne ancora nelle stesse condizioni disumane e di alta pressione per i lavoratori, che non ce la fanno più”.
Questo il quadro che Giuseppe Ottaviano, infermiere del Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli, descrive del reparto dove lavora dal 1992 e di cui è delegato di struttura della Cisl. Uno sfogo, il suo, che ribadisce quanto denunciato dalla Cgil Medici, che qualche giorno fa paventava le probabili dimissioni di massa da parte di molti camici bianchi. Insomma, il Pronto soccorso del nosocomio più grande del Sud è ormai al collasso, costantemente invaso com’è da pazienti in barella, in attesa di visita o di ricovero.
“Il problema non è il Pronto soccorso del Policlinico – ha commentato il governatore campano Vincenzo De Luca –. E non lo risolviamo aprendo pronto soccorso qua e là. Bisogna realizzare la medicina territoriale, evitare che vadano tutti al Cardarelli, perché c’è questa abitudine. I medici dell’emergenza ormai non si trovano: è un problema nazionale”.
Una versione che non convince la Cgil Campania. “Ci troviamo di fronte a una disorganizzazione totale – ha dichiarato il segretario generale Nicola Ricci –. C’era un accordo con la direzione sanitaria regionale affinché i policlinici universitari entrassero nella rete dell’emergenza. Così non è stato. La Regione prevede 100 nuove case di comunità e un investimento su 33 strutture, ma senza prevedere nuovo personale”.
Redazione Nurse Times
- Tribunale di Cosenza riconosce il diritto ai buoni pasto per tutti i turnisti oltre le sei ore
- Coina: “Sanità italiana sempre più alla deriva. Senza investimenti veri sui professionisti, non saremo in grado di affrontare le sfide future”
- Mangiacavalli (Fnopi): “È il momento dell’infermiere di famiglia e comunità. Indispensabile attivare formazione specialistica”
- Malattie croniche, Iss: “Il 18% degli adulti e il 57% degli over 65 ne ha una”
- Inappropriatezza assistenziale, rischio infettivo e responsabilità professionale: la detersione fecale non rientra nel profilo dell’infermiere
Lascia un commento