“Gli accertamenti clinici hanno confermato che si è trattato di un nuovo episodio di pericardite presentatosi in forma molto più dolorosa rispetto all’episodio precedente e, come allora, senza implicazioni cardiache. Passata la fase acuta di dolore, la pericardite viene trattata come una normale infezione, con terapia anti-infiammatoria”. Così il professor Giuseppe Speziale, primario di Cardiochirurgia dell’ospedale San Carlo di Nancy, sull’episodio di pericardite che hacolpito il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Crosetto ha trascorso tranquillamente la notte, sempre monitorato nell’Unità coronarica dell’ospedale. Annullati gli impegni di ieri e di oggi, ma ieri mattina il ministro ha avuto un incontro con i più stretti collaboratori per il quotidiano briefing sulle evoluzioni del quadro di sicurezza.
“Vorrei ringraziare tutte le persone, conosciute o sconosciute, che in queste ultime ore mi hanno inviato messaggi di amicizia, vicinanza e affetto”, ha detto Crosetto.
Pericardite: cos’è
La pericardite è una infiammazione del pericardio, la sottile membrana a forma di sacchetto che riveste il cuore. Nella maggior parte dei casi, la pericardite si manifesta in forma lieve e di solito migliora senza necessità di particolari trattamenti. Nei casi più gravi può, invece, richiedere l’assunzione di farmaci e, raramente, il ricorso alla chirurgia. Accertare (diagnosticare) e curare la pericardite in tempi rapidi è fondamentale per ridurre il rischio di complicazioni a lungo termine.
Sintomi
I sintomi causati dalla pericardite sono diversi ma il più comune è il dolore al petto provocato dal contatto fra gli strati irritati del pericardio.
Secondo il tipo e la durata dei sintomi manifesti, la pericardite può essere classificata in più tipologie:
- pericardite acuta, in genere dura meno di tre settimane
- pericardite subacuta, può durare da quattro a sei settimane, comunque, meno di tre mesi, in maniera continua
- pericardite ricorrente, si verifica circa quattro/sei settimane dopo un episodio di pericardite acuta seguito da un intervallo di tempo senza sintomi
- pericardite cronica, i sintomi durano più di tre mesi. La pericardite cronica di solito è associata a una infiammazione cronica e può comportare l’accumulo di liquido intorno al cuore
A seconda del tipo, la pericardite può includere tutti o alcuni dei seguenti sintomi:
- dolore acuto e lancinante al petto, localizzato al centro del torace o verso sinistra. Di solito la sua intensità aumenta quando si inspira
- fiato corto, quando ci si sdraia
- palpitazioni
- febbre (non alta)
- sensazione di stanchezza generale o malessere
- tosse
- gonfiore addominale o degli arti inferiori
Molti sintomi della pericardite sono simili a quelli di altre malattie cardiache o polmonari e, in alcuni casi, può essere difficile distinguere il dolore provocato dalla pericardite da quello causato dall’infarto. Per tale motivo è importante rivolgersi al proprio medico o al Pronto Soccorso al manifestarsi dei primi sintomi; scoprirne rapidamente la causa permette di ricevere al più presto cure adeguate. Ad esempio, sebbene un dolore acuto al petto possa originare da una pericardite, la causa iniziale potrebbe essere un pregresso infarto o un’embolia polmonare.
Cause
Individuare la causa della pericardite è spesso difficile. Nella maggior parte dei casi i medici non sono in grado di determinare la causa precisa (viene spesso usato in questi casi il termine “idiopatico”) oppure sospettano una infezione batterica o virale. La pericardite può anche comparire poco tempo dopo un grave infarto per via dell’infiammazione del muscolo cardiaco sottostante. Inoltre, una forma ritardata di pericardite può verificarsi a distanza di alcune settimane da un intervento al cuore. Questo tipo di pericardite ritardata è conosciuta col nome di sindrome di Dressler. La sindrome di Dressler è anche chiamata pericardite post-pericardiotomica oppure pericardite epistenocardica.
Altre cause di pericardite sono:
- malattie infiammatorie sistemiche, quali il lupus e l’artrite reumatoide
- traumi, lesioni al cuore o al torace che possono verificarsi in seguito a incidenti stradali o altri tipi di incidenti
- malattie come l’insufficienza renale, l’Aids, la tubercolosi e i tumori
- alcuni farmaci, seppur raramente
Diagnosi
Le prime informazioni che il medico richiede quando sospetta una pericardite riguardano la storia dello stato di salute della persona nel tempo (anamnesi), la presenza di dolore al petto e di altri sintomi. L’esame medico include anche una visita generale e l’auscultazione del torace con uno strumento chiamato fonendoscopio.
Il medico durante la visita verifica la presenza di suoni tipici della pericardite, dati dallo sfregamento degli strati della membrana del pericardio infiammato. Tale rumore caratteristico è chiamato strofinamento pericardico. Successivamente prescriverà accertamenti per determinare se ci sia stato un infarto, se sia presente liquido nel sacco pericardico e se ci siano segni di infiammazione. Inoltre, richiederà analisi del sangue per accertare la presenza, o meno, di infezioni batteriche o di altro tipo.
Le procedure per diagnosticare la pericardite possono includere:
- elettrocardiogramma (ECG), dai risultati dell’ECG è possibile capire se si tratta di pericardite oppure se si sia verificato un infarto
- radiografia del torace, per verificare la forma e le dimensioni del cuore. Dalle immagini è possibile vedere se il cuore ha dimensioni ingrossate per eccesso di liquido accumulato nel pericardio
- ecocardiogramma, test che utilizza onde sonore ad alta frequenza per creare l’immagine del cuore e delle sue strutture, incluso l’accumulo di fluido nel pericardio
- tomografia computerizzata (TAC), fornisce immagini del cuore e del pericardio più dettagliate rispetto a quelle radiografiche. La TAC permette di escludere altre cause di dolore al petto, quali la presenza di un’embolia polmonare oppure la lesione dell’aorta (dissezione aortica). Tramite TAC si può, inoltre, controllare l’ispessimento del pericardio che potrebbe indicare una pericardite costrittiva
- risonanza magnetica (RMN), tecnica che utilizza un campo magnetico e le onde radio per creare immagini del cuore in sezione trasversale che possono rivelare ispessimento, infiammazione o altri cambiamenti nel pericardio.
Terapia
La terapia della pericardite dipende strettamente dalle cause e dalla gravità. I casi lievi possono guarire spontaneamente senza necessità di particolari terapie.
Farmaci – Spesso, per ridurre l’infiammazione il gonfiore associati alla pericardite vengono prescritti dei farmaci, tra cui:
- antidolorifici, la maggior parte dei dolori causati dalla pericardite può essere alleviata dall’impiego di antidolorifici da banco, quali aspirina e ibuprofene. Questi farmaci aiutano anche a ridurre l’infiammazione. In alternativa, possono essere usati antidolorifici più forti che, però, richiedono la prescrizione medica
- colchicina, farmaco anti-infiammatorio che può essere prescritto in caso di pericardite acuta o per trattare sintomi ricorrenti; può ridurre la durata dei sintomi della malattia e diminuire il rischio che si ripresenti. La colchicina, tuttavia, è controindicata in persone con malattie del fegato o dei reni, o che prendono altri tipi di farmaci. La prescrizione della colchicina, quindi, deve essere attentamente valutata dal medico sulla base dello stato di salute della persona
- corticosteroidi, il medico potrebbe prescrivere farmaci steroidei, quali il prednisone, nei casi in cui gli antidolorifici o la colchicina non hanno avuto effetto o quando i sintomi della pericardite si manifestano nel tempo
Se la pericardite è causata da una infezione batterica vengono somministrati degli antibiotici specifici e, in caso di formazione di liquido, viene effettuato il drenaggio.
Ricovero ospedaliero e procedure
Il ricovero in ospedale può essere necessario quando il medico sospetta un tamponamento cardiaco, una rischiosa complicazione della pericardite, dovuta all’accumulo di liquido intorno al cuore, che richiede una delle seguenti procedure:
- pericardiocentesi, procedura eseguita in anestesia locale e spesso effettuata sotto controllo ecografico guidato da ultrasuoni; il medico usa un ago o un piccolo tubicino (catetere) per rimuovere e drenare l’eccesso di fluido dalla cavità pericardica. Questa operazione può durare anche vari giorni nel corso dell’ospedalizzazione
- pericardiectomia, intervento chirurgico (cardiectomia) necessario nella pericardite costrittiva per rimuovere l’intera membrana che, divenuta rigida, ostacola il funzionamento del cuore.
Preparazione alla visita
Il primo passo, quando si hanno sintomi e c’è il sospetto di una pericardite, è quello di rivolgersi al medico di base, al Pronto Soccorso o al medico specialista in malattie del cuore (cardiologo). Molto probabilmente il medico porrà una serie di domande. Prepararsi in anticipo sarà utile per risparmiare tempo e poter approfondire tutti i punti più importanti.
A tal fine è consigliabile annotare su un foglio di carta da portare con sé:
- sintomi presenti e loro durata
- sintomi verificatisi in passato
- altri problemi di salute recenti ed eventuali farmaci che si stanno prendendo
È inoltre consigliabile farsi accompagnare alla visita da un familiare o da una persona di fiducia, se possibile. L’accompagnatore, infatti, potrà aiutare a ricordare le indicazioni del medico. Durante la visita non esitate a chiedere qualsiasi informazione di cui possiate aver bisogno.
Stile di vita e rimedi casalinghi
Nella maggior parte dei casi riposo e farmaci, presi sotto controllo medico, sono sufficienti per guarire dalla pericardite. Durante il recupero è bene evitare attività fisiche faticose; attività troppo intense, infatti, possono riattivare nuovamente la pericardite. Il medico potrà indicare i tempi di riposo e di ripresa delle attività.
Redazione Nurse Times
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