Di seguito la lettera che Angelo Minghetti (Federazione Migep), Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss) e Antonio Squarcella (SHC OSS) hanno scritto ai vertici della Regione Sicilia e alla deputata Rosellina Marchetta.
Apprendiamo che la deputata Rosellina Marchetta, segretario all’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), ha presentato un’interrogazione parlamentare in merito al recepimento dell’Accordo Stato-Regioni per l’istituzione della figura dell’assistente infermiere e sulla pubblicazione delle linee guida regionali per l’attivazione dei relativi corsi di formazione.
Al di là delle intenzioni dichiarate, riteniamo che questo passo possa rappresentare un serio pericolo, poiché rischia di frammentare ulteriormente il sistema sanitario. Non si può potenziare l’assistenza infermieristica senza aumentare il numero di infermieri, né migliorare la qualità dei servizi sanitari introducendo una figura che non è un infermiere. L’assistenza infermieristica si rafforza con un incremento degli organici infermieristici, un maggiore riconoscimento del ruolo degli oss e una chiara definizione delle competenze, non con l’introduzione di nuove figure ibride, che rischiano di generare confusione e sovrapposizioni.
Non si può utilizzare l’oss come apripista per questa nuova figura, considerando che il necessario Dpcm per recepire e rendere esecutivo l’Accordo Stato-Regioni non è ancora stato emanato e che la contrattazione nazionale del Ccnl è attualmente ferma. Questa scelta non valorizza il lavoro degli oss né prevede reali percorsi di crescita professionale. Inoltre non sono stati definiti né lo stipendio base né stanziati fondi specifici per la formazione e l’integrazione dell’assistente infermiere nel sistema sanitario. Manca, quindi, un piano di integrazione strutturato e ben delineato.
Non si può parlare di crescita e riqualificazione professionale se l’assistente infermiere resta una figura tecnica di interesse sanitario (legge 43/2006, art 1, comma 2), priva di un’assicurazione professionale, senza incrementi stipendiali, senza reali sbocchi di carriera e senza un riconoscimento formale che ne valorizzi il percorso. Il rischio concreto è che il suo ruolo venga relegato a una posizione subordinata e priva di prospettive.
L’introduzione di questa figura appare come una soluzione economica per il settore privato, piuttosto che una risposta strutturale alle criticità della sanità pubblica. Creerà divisioni e malcontento tra i lavoratori del comparto sanitario, senza risolvere i problemi reali. Un’iniziativa di questo tipo sembra orientata a tamponare le carenze di personale con manodopera a basso costo, piuttosto che offrire agli operatori socio-sanitari un’opportunità di crescita professionale.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda la qualità della formazione, soprattutto in un contesto frammentato come quello siciliano, dove l’offerta formativa è spesso carente. Ci chiediamo se la Sicilia sarà realmente in grado di preparare adeguatamente professionisti per una figura tanto delicata. Temiamo che la formazione diventi solo un pretesto per giustificare la carenza di personale qualificato, senza risolvere i problemi strutturali dell’assistenza sanitaria nella regione.
La mancanza di un modello nazionale coordinato aggrava ulteriormente la situazione. L’autonomia regionale porta alla proliferazione di modelli formativi diversi e non uniformi, con il rischio che le competenze della nuova figura siano condizionate dalle risorse disponibili in ciascun territorio. Questo potrebbe creare disuguaglianze nella formazione e nel riconoscimento della qualifica tra le diverse regioni, rendendo il sistema sanitario ancora più frammentato e disomogeneo.
Non possiamo accettare che la sanità diventi un esperimento regionale. È necessario un piano di unificazione delle risorse e delle competenze su scala nazionale per garantire standard omogenei di formazione e assistenza. La posizione assunta dalla deputata Marchetta sembra più una forzatura che un’opportunità, aggravando le difficoltà di una professione, quella dell’oss, già poco valorizzata e priva di un adeguato riconoscimento.
Inoltre il profilo dell’assistente infermiere non rispetta gli standard europei. Non è conforme alla direttiva Ue sulla proporzionalità e non risponde ai requisiti della Direttiva 2013/55/Ue. Questo significa che non si tratta di un professionista sanitario, né tantomeno di un infermiere, sollevando questioni rilevanti che meritano una riflessione più ampia.
L’istituzione dell’assistente infermiere sembra rispondere più a logiche storiche e scelte casuali che a un disegno razionale e ben ponderato. Le regioni non hanno mai stabilito parametri chiari per gli oss, sia in termini quantitativi che qualitativi, né hanno definito un rapporto numerico preciso tra oss, assistenti infermieri e infermieri per posto letto. È essenziale introdurre una programmazione trasparente e non discrezionale, stabilendo criteri chiari per il numero di operatori sanitari necessari in ogni contesto assistenziale.
In qualità di Federazione Migep – Stati Generali Oss, ribadiamo la necessità di un sistema sanitario basato su professionalità solide e competenze ben definite, per garantire ai cittadini la qualità dell’assistenza che meritano. Alla luce di queste considerazioni chiediamo un incontro per discutere nel dettaglio le problematiche sollevate e le possibili soluzioni.
ALLEGATO: Coesione tra assistente infermiere e oss: aspetti giuridico-economici e impatto sociale
Redazione Nurse Times
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