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La Lombardia si affida all’assistente infermiere

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Bertolaso: "Carenza di infermieri in Lombardia? Li cercheremo all'estero"
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La Regione Lombardia si prepara a lanciare un progetto per rafforzare il sistema sanitario, puntando sulla formazione e l’impiego degli Assistenti Infermieristici (AI). Secondo le dichiarazioni dell’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, l’iniziativa partirà “con un progetto sperimentale in un’Asst” e si inserisce in un quadro definito da alcuni “punti fermi nell’accordo Stato-Regioni”, che orientano il ruolo di queste figure nel settore assistenziale.

Numeri e criticità: il quadro universitario

Il progetto si inserisce in un contesto di forte criticità anche dal punto di vista formativo e occupazionale. A livello nazionale, per i corsi di laurea in Infermieristica relativi all’anno accademico 2024-2025 sono previsti 20.435 posti, mentre si sono registrate 21.178 candidature – un delta di 743 domande, che rappresenta un quarto dei tremila candidati rimasti fuori dall’anno precedente (con quasi 400 posti in meno).

La situazione peggiora in Lombardia, dove il gap tra posti offerti e candidature evidenzia delle criticità:

  • Alla Statale: Su 810 posti disponibili, sono pervenute solo 613 candidature, lasciando quasi 200 posti vuoti.
  • Bicocca e Brescia: Le domande rappresentano appena un sesto del totale dei posti offerti.
  • Pavia e Varese: In questi atenei, si registra un vuoto pari a un terzo dei posti.
  • Università private (Humanitas e San Raffaele): Qui la domanda ha superato il numero di posti disponibili, con la migliore performance registrata dalla San Raffaele, che ha evidenziato un sovrannumero del 44%.

Questi dati sottolineano la necessità di interventi mirati sia per attrarre nuovi studenti sia per integrare professionalmente il personale sanitario, specialmente in un periodo in cui il turnover è scarso e si prevede un’uscita massiccia di infermieri nei prossimi anni.

Un nuovo assetto per l’assistenza sanitaria

Bertolaso ha sottolineato come il nuovo profilo professionale si focalizzerà sull’assistenza “ad adulti e anziani, non pediatrica” e opererà in ambiti di crescente importanza quali “la cronicità, la disabilità, le dipendenze patologiche, in tutte le fasi della vita compresa la terminalità”. Un ambito che, secondo l’assessore, richiede “la formazione per noi è fondamentale”. Per questo motivo, il piano prevede un intenso coinvolgimento delle università e delle scuole, per la costruzione di un curriculum formativo che supererà le 500 ore, andando ben oltre gli schemi tradizionali.

Una risposta alla carenza di personale

Il tema della carenza di personale sanitario, in particolare di infermieri, è al centro delle preoccupazioni regionali e nazionali. Bertolaso ha evidenziato come sia necessario “cercare anche all’estero infermieri”, precisando però che la Regione non ha aderito alla proposta del Ministero di stipulare un accordo con l’India. “Riteniamo più adatti Paesi come Argentina, Uruguay e Paraguay, con i quali stiamo lavorando”, ha dichiarato l’assessore, orientando così la ricerca verso mercati considerati maggiormente compatibili dal punto di vista formativo e professionale.

Riconsiderare il ruolo e l’identità: il cambio nome

Un ulteriore aspetto toccato da Bertolaso riguarda l’identità professionale degli Assistenti Infermieristici. L’assessore ha infatti aperto alla possibilità di cambiare il nome di questa figura, con l’obiettivo di “evitare di confondere i pazienti”. Tale proposta intende chiarire e rafforzare il ruolo degli AI, rendendo più immediata e comprensibile la loro funzione all’interno del sistema assistenziale.

La preoccupazione non viene condivisa solo da chi lavora in prima linea. Carmela Rozza, consigliera del Pd, ha lanciato un forte monito:

L’assistente infermiere non può essere la risposta al problema. La figura va ridefinita nel nome, nelle competenze e nella formazione. Occorre investire in una formazione universitaria che garantisca standard elevati, altrimenti rischiamo di sostituire i nostri infermieri laureati con personale meno qualificato, compromettendo la qualità dell’assistenza

Redazione Nurse Times

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