Gelotologia è la disciplina che studia il fenomeno del ridere, con particolare riguardo alle potenzialità terapeutiche di esso.
Fare sentire il paziente a proprio agio trasmettendo sicurezza, piacere nel prendersi cura, fargli capire che è un suo diritto a ricevere un trattamento alternativo che coadiuva quello tradizionale per il soddisfacimento dei suoi bisogni è il traguardo del nursing. Gli effetti psicologici e biologici del riso sono tutti positivi.
Ridere infatti è un esercizio muscolare e respiratorio, che permette un fenomeno di purificazione e liberazione delle vie respiratorie superiori. Ridere può in effetti far cessare una crisi di asma, provocando un rilassamento muscolare delle fibre lisce dei bronchi, per azione del sistema parasimpatico. Per coloro che soffrono di enfisema, ridere, provocando l’aspirazione dell’aria, migliora l’insufficienza respiratoria. L’aumento degli scambi polmonari tende ad abbassare il tasso di grasso nel sangue, promuovendo un effetto benefico sul colesterolo.
Da quando si inizia a ridere, il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la tensione arteriosa cala e i muscoli si rilassano. Si può affermare quindi che il riso ha un ruolo di prevenzione dell’arteriosclerosi. Ridere inoltre possiede una funzione depurativa dell’organismo per espulsione dell’anidride carbonica, e permette un miglioramento delle funzioni intestinali ed epatiche. Ridere è un primo passo verso uno stato di ottimismo che contribuisce a donare gioia di vivere, e quindi ha delle proprietà antidepressive.
Che succede oggigiorno? Il cinema, visto come catalizzatore per il miglioramento del proprio stato di salute: il progetto Medicinema evidenzia proprio quest’ultimo aspetto, il potere terapeutico del cinema per chi è ricoverato in ospedale.
Per prima Londra, l’ospedale St. Thomas, introdusse l’utilizzo del cinema a scopo terapeutico, pratica poi estesa nel resto del Regno Unito. Nel 2013 nasce anche in Italia, attraverso il progetto Medicinema, sostenuto dal Ministero della Salute, Rai cinema e Walt Disney, che hanno messo a disposizione i film da proiettare.
Ci sono studi che mostrano un’associazione tra la soppressione della funzione immunitaria e l’ansia nonché studi di tipo diaristico che mostrano come le fluttuazioni dell’umore siano associate regolarmente ad alterazioni della funzione immunitaria (Psico-neuro-endocrino-immunologia).
Tra gli ospedali che, finora, hanno aderito al progetto vi sono il Policlino Gemelli di Roma, l’Humanitas di Rozzano e lo Spazio Vita del Niguarda di Milano. Lo spot “Il Film come Terapia” è stato diretto dal noto regista Giuseppe Tornatore, con le musiche di Claudio Baglioni. Dallo spot è evidente una umanizzazione della malattia, la volontà di andare al di là delle normali cure terapeutiche e di avvicinare il malato,che spesso resta all’interno delle strutture ospedaliere per lunghi periodi, a quella quotidianità che non riesce più a vivere. Il cinema come dispensatore di emozioni e di benessere, come cura per l’anima e per il corpo e come momento di condivisione del proprio malessere con altri ammalati. Superare la malattia e il dolore, anche solo per qualche ora, diventa essenziale.
Per Sara, 30 anni, in terapia all’Unità Spinale del Niguarda, “questi film sono anche un’occasione di incontro con chi vive la mie stesse difficoltà: un realtà fatta di cinema inaccessibili, con pochi posti riservati ai disabili e sempre in prima fila. Per me è impossibile pensare uscire in comitiva. Medicinema mi aiuta a riconquistare una normalità”. Sulla stessa linea Paolo, 40 anni e una grave disabilità motoria causata da un incidente d’auto: “La cinematerapia raggiunge tanti obiettivi con un solo strumento. Il film permette la condivisione di opinioni, di esperienze: mi aiuta a reagire e gestire meglio paure e difficoltà. A ridimensionarle”.
“Bisogna tener presente – spiega Silvia Ferrario, responsabile comunicazione di Spazio Vita – che le proiezioni rientrano in un più ampio progetto socio integrativo e riabilitativo, che comprende una preventiva valutazione dei film da parte degli psicologi e interviste successive alle proiezioni. Abbiamo riscontrato ottime impressioni soprattutto da pazienti costretti a lunghe degenze. La durata media di un ricovero per lesioni del midollo è infatti di 6 mesi: spesso i pazienti sono giovani, e abbiamo in cura circa 400 bambini, provenienti da tutta Italia”.
L’obiettivo, dunque, è “arrivare a una programmazione più frequente e differenziata per tipologia di paziente. Coinvolgendo in questo percorso il maggior numero possibile di reparti”.
CALABRESE Michele
Bibliografia e sitografia:
Adams,P. (1999) “Salute!”Ed. Urra,Milano.
Berger,P. (1999) “Homo ridens.La dimensione comica dell’esperienza umana.” Ed. Il Mulino,Bologna.
https://catania.liveuniversity.it
Bergson,H. (1994) “Il riso. Saggio sul significato del comico”.Ed. Laterza,Roma.
Ceccarelli,F. (1988) “sorriso e riso”. Ed. Einaudi,Torino.
Cousin, N. (1976) “Anatomy of an illness” The New England Journal of Medicine,pp 1458-1463.
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