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Mangiacavalli (IPASVI): “Basta coi tagli per chi lavora in sanità”

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Mangiacavalli: coordinamento regionale utile per il conseguimento delle competenze specialistiche
Barbara Mangiacavalli, presidente Nazionale FNC IPASVI, interviene nel botta e risposta Renzi-Lorenzin-Padoan sui possibili “risparmi” in sanità, congelando per l’ennesima volta l’aumento del fondo descritto nell’ultimo Patto per salute. Il rischio è, secondo la presidente nazionale, che in due anni innovazione, assistenza e tutela dei diritti dei cittadini si trasformano in una farsa per la sanità italiana.

Sull’ipotesi di blocco del turn over la Mangiacavalli lancia un allarme rosso: “In questo modo il rischio non è solo per il SSN, ma anche per i pazienti. E per gli stessi operatori ‘superstiti’ perché le carenze di organico aumentano le liste d’attesa, i rischi di inappropriatezza dell’assistenza e i rischi anche fisici per il personale sottoposto a stress eccessivo”.

“Le prime anticipazioni del Conto annuale del ministero dell’Economia (Ragioneria generale dello Stato) indicano nei primi tre quarti del 2014 una riduzione dello 0,59% degli organici rispetto al 2013. Significa che al SSN sono mancati in un solo anno (e i dati non sono ancora completi ipotizzando quindi una perdita anche maggiore), circa 3.900 operatori, già calati di oltre 5.600 unità tra il 2013 e il 2012. Dal 2009, primo anno del blocco del turn over, il SSN ne ha persi fino al 2013 circa 23.500 (-3,4%) e aggiungendo questi ulteriori ‘desaparecidos’ si sfiorano i 30mila professionisti in meno. Per quanto riguarda in particolare il personale infermieristico, il calo previsto in base alle anticipazioni per il 2014 è di quasi 1.200 unità (-0,41%). Dal 2009 il SSN ha quasi 3.200 infermieri in meno (-0,50% circa) di cui poco meno di mille sono quelli persi tra il 2013 e il 2012”.

Continua la Mangiacavalli, facendo un paragone con i reclutamento di infermieri all’estero, che in Gran Bretagna negli ultimi anni stanno assumendo moltissimi infermieri italiani giudicati tra i migliori d’Europa, con l’obiettivo per il NHS (National health service) di innalzare la qualità assistenziale. In oltremanica secondo gli ultimi dati NHS c’erano nel 2010 3,3 infermieri per posto letto, mentre in Italia nello stesso anno si raggiungevano 1,12 professionisti per posto letto, saliti a poco meno di 1,2 negli anni successivi per la riduzione drastica dei posti letto e non certo per l’incremento degli operatori. Anche l’ultimo rapporto Ocse d’altra parte ha messo in evidenza che con 3,9 medici ogni mille abitanti l’Italia si colloca sopra la media dei paesi considerati di 3,2 medici, mentre al contrario risulta sotto la media per il numero di infermieri: 6,4 ogni mille abitanti, contro gli 8,8 della media OCSE.

Per preservare i rischi per i pazienti, la Mangiacavalli ricorda che in un anno la National Patient Safety Agency (NPSA) inglese ha registrato più di 30mila incidenti riguardanti la sicurezza del paziente correlati a problemi di organico e che la mancanza di queste figure secondo studi internazionali consolidati, aumenta del 7% il rischio di mortalità dei pazienti. “Oltre questi effetti le di per sè assolutamente da evitare – spiega la presidente della Fnc IPASVI – le carenze di organico portano tra gli infermieri un aumento dello stress e una riduzione del benessere con conseguente aumento di assenze per malattia  e più abbandoni da parte del personale”.

Conclude la presidente attraverso il suo comunicato pubblicato sul sito www.ipasvi.it “Credo si possa tranquillamente sostenere che il personale del SSN (tutto e in particolare gli infermieri che hanno il compito di assistere i pazienti h24) ha già dato e che il SSN non debba più essere considerato il come bancomat di un’Economia sempre col fiato corto. Esistono situazioni in cui è possibile ancora risparmiare qualcosa forse, come dice Padoan, e mi riferisco a tutto quello che non è il ‘core’ del SSN (la tecnostruttura, per intenderci). Ma non è certo il modo di farlo quello di togliere a tutti. Probabilmente anche per il personale ci sono realtà (ma sono davvero poche) in cui potrebbe essere sovradimensionato. Tuttavia la maggioranza delle strutture di assistenza soffre sia i tagli lineari alla spesa che compromettono i servizi, sia la carenza ormai allarmante di personale che rischia di paralizzare il servizio sanitario pubblico. L’invito – conclude la Mangiacavalli – è che il Governo ‘aggredisca’ altre sacche e lasci stare la salute dei cittadini. E convochi chi ‘vive’ il SSN quotidianamente per trovare insieme altre strade di vero risparmio: quelle a spese di pazienti, servizi e personale, i sindacati e le associazioni professionali hanno già dichiarato di essere pronti a sbarrarle”.

Savino Petruzzelli

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