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Gianfranco Phino: “cari infermieri siate degni delle ali che un giorno avrete”

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Gianfranco-Phino

Gianfranco Finocchi, in arte Gianfranco Phino attore, comico e imitatore italiano, noto in TV per le sue partecipazioni a Zelig e Colorado Cafè, e nell’ambiente del musical dove si è fatto conoscere tramite la Compagnia della Rancia, racconta in una speciale intervista su Nurse Times della sua malattia e del suo vissuto all’interno del sistema sanitario mettendo a nudo il suo punto di vista di quell’esperienza.

“… tutto iniziò da quella notte del 7 dicembre 2010 con un ricovero d’urgenza in ospedale a causa di una leucemia” inizia così l’intervista di Gianfranco Phino “ero quello che rompeva le scatole in corsia (perché c’è sempre una notte in cui uno si lamenta tutta la notte), e se non ci fosse stato quell’infermiere che mi ha portato qualcosa come 12 antodolorifici diversi, io non lo so se avrei potuto essere sopportato, mi avrebbero soppresso sicuramente gli altri malati. Se sono ancora qui dopo circa 5 anni lo devo anche a lui, perché fu determinante nel successivo trattamento a livello psicologico. L’infermiere è un angelo!

Ho avuto un’assistenza straordinaria: non era sempre la stessa infermiera o lo stesso infermiere, essendo diversi nei vari turni giornalieri, ma era un trattamento comunque regolato dal concetto di umanità, una cosa che non deve mai prescindere. I miei genitori lavoravano in ospedale, al “Santo Spirito” di Roma, e la prima cosa che si faceva notare loro era il tipo di atteggiamento delle persone che lavoravano dentro; chi riesce a stare all’interno di questi ospedali è gente speciale, perché stare a contatto con chi soffre è una cosa devastante anche per quelli bravi.”

In merito al titolo accademico Gianfranco Phino fa un’osservazione: “la laurea per l’infermiere sicuramente può essere un bene per la quantità di tecnologie, di informazioni, di innovazioni che ci sono state, perché la sua mentalità, dopo il percorso accademico in un ateneo, e sicuramente è più espansa, più pronta a recepire variazioni, metodologie e tecnologie moderne, mentre il praticone che viene dal manovalato infermieristico sicuramente non può avere questa preparazione, ma è a contatto con la pratica giornaliera; allora ci vuole per forza un mix di queste due realtà per acquisire quel “modus operandi” che è umano, morale, etico per essere a contatto con gli altri esseri umani. Di fondamentale importanza è anche lo studio psicologico della malattia, non solo quello tecnico; anche il lavoro d’equipe è rilevante, da solo un assistente può vedere il paziente in un’ottica, o entrare in conflitto, o non aver capito, mentre essere insieme fa sì che si possa lavorare meglio dal punto di vista psicologico, tecnico e nozionistico.”

Nel lanciare un messaggio alle personalità politiche, Gianfranco Phino metterebbe una legge: “chiunque si andrà ad interessare del sistema assistenziale dovrà trascorrere un giorno in ogni struttura, passare almeno un mese da malato, per capire cosa si prova ad essere trattati in un certo modo; soprattutto, dovrà inocularsi le malattie per poter sperimentare seriamente, sulla propria pelle, come si sta e sapere quanto è determinante ed importante la preparazione di chi li sta salvando. Forse poi, usciti da questa situazione, ragioneranno diversamente (purtroppo a mali estremi, estremi rimedi )”.

Concludendo lancia un saluto a tutti gli infermieri: “ragazzi, mi raccomando, forza e soprattutto grande coraggio, perché il lavoro che fate ogni giorno, non dimenticatelo mai, salva vite letteralmente, quindi siate degni delle ali che un giorno avrete”.

Savino Petruzzelli

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