”L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze valide e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca […]”
”L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito”.
E’ così che gli articoli 11 e 12 del Codice deontologico del 2009 si focalizzano sulla ricerca ed evidenziano le possibilità e i doveri del professionista infermiere di avvalersi di innovativi strumenti atti a migliorare la qualità dell’assistenza senza invadere gli ambiti di competenza altrui; in quest’ottica l’ecografia rappresenta senza dubbio uno strumento di natura interventistica in grado di ricostruire immagini tomografiche orientabili nei vari piani spaziali in diverse tonalità di grigio che possono essere interpretate e che possono rivelarsi un notevole supporto alle procedure infermieristiche: attraverso l’ecografia, infatti, è possibile vedere in tempo reale ciò che normalmente non si vede ad un livello qualitativamente migliore per poter riconoscere in tempo le possibili complicanze.
Negli ultimi anni l’applicazione dell’ecografia vascolare nel campo infermieristico ha dato un valido contributo all’inserimento dei cateteri venosi e di devices come Picc e midline (VEDI) non solo per quei pazienti in cui risultasse complicato il posizionamento di un accesso vascolare con la tecnica standard – caratterizzata dalle classiche palpazione e osservazione del vaso non sempre efficaci – ma anche per determinare le caratteristiche del vaso e del catetere tra cui calibro adeguato, decorso lineare, posizione e presenza della cannula nel vaso.
Tale tecnica è stata in grado di ridurre considerevolmente anche le problematiche di posizionamento in alcune tipologie di pazienti quali anziani con un patrimonio vascolare difficile, dializzati, obesi, ustionati e quelli sottoposti a continue terapie endovenose: l’ecografia ha dunque permesso una diminuzione del numero dei tentativi di puntura e dei tempi ad essi correlati e una migliore gestione infermieristica nella prevenzione di complicanze a lungo termine e acute quali stravaso e flebite, quest’ultime più frequenti nella somministrazione endovenosa.
Un’altra applicazione in cui si ritrova già da tempo l’ecografia come metodo di valutazione non invasiva che ha consentito di analizzare più specificamente il volume e il contenuto vescicale sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo nonché il corretto posizionamento del catetere vescicale è l’ecografia vescicale: anche in questo caso in real time è possibile scegliere il tipo di catetere più adeguato e osservare le possibili complicanze quali il mancato cateterismo o uno scorretto posizionamento del presidio.
Un’ulteriore supporto dell’ecografo è stato possibile constatarlo nell’area dell’emergenza e, più precisamente, nel triage per la valutazione continua del codice e del colore, per il monitoraggio e il rilevamento di liquido libero in cavità addominale o toracica: in questi casi l’ecografia fast è considerata il gold standard per la valutazione del paziente con trauma addominale chiuso in pochi minuti rispettando il principio della golden hour.
In ultimo l’ecografia polmonare trova applicazione anche nella valutazione dei pazienti che presentano dispnea ingravescente in cui è possibile rilevare il segno ecografico di ispessimento dei setti interlobulari, più noto con il termine ”comete polmonari” che indicano la presenza di un versamento polmonare da scompenso cardiaco: ciò indirizza l’assistito in breve tempo ad un’area di intervento medico più appropriata, escludendo la possibilità di un problema di natura polmonare e monitorando una possibile variazione dei parametri – un’infiltrazione o un’attenuazione degli artefatti potrebbero indicare rispettivamente una progressione o una risoluzione della patologia -.
Tutto ciò garantisce numerosi vantaggi caratterizzati dalla riduzione dei giorni di ospedalizzazione a cui consegue una diminuzione dei costi, da una gestione più accettabile ed efficace da parte dell’assistito, da un ampliamento del campo delle competenze infermieristiche senza invadere quello medico e dall’ottenimento di un accesso stabile in qualunque paziente riducendo le relative complicanze.
Con queste premesse è auspicabile da parte delle aziende ospedaliere la messa in atto di percorsi formativi finalizzati all’uso dell’ecografo in supporto alle procedure gettando così le basi per un futuro miglioramento della qualità assistenziale con un incremento della professionalità infermieristica.
Anna Arnone
Fonti:
Smelterz S.C., Bare B.G., Hinkle J.L., Cheever K.H., Brunner – Suddarth Infermieristica medico-chirurgica vol.1 (4 ed.), Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2010
Romei I., Sabatini A., Biagioni C., Ecografia infermieristica nel cateterismo, emergency care journal – organizzazione, clinica, ricerca, anno III numero VI, dicembre 2007
Società Italiana Urologia- Gruppo Imaging, Raccomandazioni pratiche per l’esecuzione dell’ecografia in ambito urologico e andrologico 2012
Federazione Nazionale Collegio IPASVI – Codice Deontologico dell’Infermiere 2009
Testa A., Soldati G., Portale G., Pignataro G., Giannuzzi R., Gentiloni Silveri N., L’evoluzione della FAST nel politrauma: l’Extended-Fast (o EFAST), emergency care journal – organizzazione, clinica, ricerca, anno V numero V, ottobre 2009
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