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Le cure palliative: cosa sono e quando si utilizzano

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Le cure palliative: cosa sono e quando si utilizzano
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Le cure palliative sono quelle erogate in fase avanzata della malattia in soggetti con aspettativa di vita inferiori ai sei mesi, nate con lo scopo di garantire un miglioramento della qualità della vita del malato e la sua rete familiare.

Inizialmente venivano considerati persone idonee per ricevere le cure palliative sono i malati oncologici, poi tale tipologia di approccio terapeutico è stato esteso anche ad altre patologie come: AIDS, insufficienza renale, scompenso cardiaco, BPCO e sindromi neurologiche degenerative.
Tali cure sono improntate ad avere un approccio multidisciplinare mirato sia alla gestione della salute fisica sia al benessere psicosociale.
Il controllo del dolore rappresenta uno degli scopi principali delle cure palliative, esso si differenzia in acuto e cronico e in base al motivo d’insorgenza si divide ulteriormente in dolore viscerale, neuropatico o somatico. Da un punto di vista organizzativo la gestione del dolore è affrontata su più fronti:

  • gestione di un team assistenziale multidisciplinare: medici, infermieri, fisioterapisti;
  • stima del sintomo ( anamnesi, esame fisico, valutazione psicosociale e esami strumentali);
  • valutazione dell’autopercezione della qualità di vita da parte del paziente;
  • ricerca cause reversibili del sintomo;
  • adottare un approccio problem solving evitando interventi non necessari;
  • rivalutare regolarmente sintomi e terapie.

La scelta della terapia farmacologica è di fondamentale importanza e deve seguire delle regole ben precise:

  • scegliere l’analgesico più indicato iniziando sempre con i farmaci più maneggevoli;
  • prescrivere la dose appropriata iniziando con la dose minima efficace;
  • scegliere la via di somministrazione meno invasiva iniziando sempre per os;
  • somministrare il farmaco ad intervalli opportuni e regolari prima dell’insorgenza del dolore;
  • aumentare il dosaggio se necessario;
  • prevenire e trattare gli eventuali effetti collaterali;
  • utilizzare farmaci adiuvanti in aggiunta alla terapia analgesica;
  • rivalutare costantemente l’efficacia della terapia.

L’OMS ha stabilito un approccio graduale partendo dai FANS (1° Livello), passando successivamente a oppioidi deboli (2° Livello) come il paracetamolo ed infine a oppioidi forti (3°Livello) ne caso si morfina, fentanyl o metadone.
Utilizzando questo tipo di terapie occorre far fronte anche ai consequenziali effetti collaterali: stipsi nausea, vomito, sedazione e depressione respiratoria.
In supporto alla terapia farmacologica devono essere adottati anche trattamenti fisici, terapie cognitivo-comportamentali e di un supporto psico-sociale per far si che le cure palliative possano essere efficaci fino in fondo. L’assistenza che la rete delle cure palliative eroga si propone di mantenere una continuità assistenziale dall’ospedale al domicilio, tentando di assicurare un mantenimento della qualità della vita accettabile sia per il malato che per la sua famiglia. A tal proposito esse vengono utilizzate non solo in ospedale ma anche ad altri livelli come nell’ospedalizzazione domiciliare, ambulatorio e hospice.

Ida Baiano

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