Tra i punti da chiarire in questa storia, ci sarebbe anche quella di una segnalazione fatta su quanto avveniva nel Centro di emofilia e trombosi, rimasta lettera morta
BARI – Scorte di materiale utile ai prelievi di sangue diminuite; una richiesta di materiale annullata dal primario del centro di Emofila e Trombosi; una segnalazione inviata al direttore generale, Vitangelo Dattoli, rimasta lettera morta.
Ci sarebbe tutto questo dietro la vicenda dei prelievi di sangue, effettuati a nero e a domicilio, da alcuni infermieri del Centro di Emofolia e Trombosi del Policlinico di Bari.
Particolari che sarebbero al vaglio degli investigatori dopo il blitz effettuato dai carabinieri di Nas (VEDI) nella struttura che ha portato alla luce un vero e proprio mercato dei prelievi di sangue a domicilio, con tanto di tariffario per prestazioni che dovrebbero essere effettuate nella struttura e seguendo una procedura ben precisa.
A quanto sembra, a segnalare una situazione anomala all’interno del Centro di Emofofilia e Trombosi, sarebbe stata la caposala della struttura: prima avrebbe portato all’attenzione del proprio primario l’anomalia della diminuzione delle scorte di materiale utile ai prelievi di sangue e, ad una richiesta di ottenimento del materiale stesso, avrebbe ricevuto in risposta un annullamento di questa richiesta da parte del primario.
Così, secondo alcune ricostruzioni, la caposala si sarebbe rivolta al direttore generale del Policlinico per sollevare il sospetto sul comportamento di alcuni infermieri. La segnalazione, però, seppur ritenuta plausibile, sarebbe rimasta lettera morta.
Ma alla caposala, a quanto pare, non era sfuggita l’anomalia messa in atto dai suoi colleghi: effettuavano i prelievi di sangue a domicilio, facendosi pagare a nero, utilizzando il materiale di proprietà del Policlinico di Bari.
Un comportamento illegittimo e illecito adesso al vaglio degli investigatori: gli infermieri, poco meno di una decina, non avrebbero potuto svolgere quelle operazioni perché, nel caso specifico, non sono liberi professionisti ma dipendenti di una struttura pubblica.
A ciò si aggiunga che il Policlinico di Bari non contempla l’attività di assistenza territoriale che invece è di prerogativa della Asl.
Sulla vicenda anche l’Ipasvi di Bari attende di conoscere l’esito delle indagini (VEDI) per capire quali siano (se ci sono) le responsabilità degli infermieri coinvolti e sottoporli a provvedimento disciplinare.
Resta da capire, invece, se risultasse vera la segnalazione arrivata al direttore generale del Policlinico su quanto avveniva nel Centro, perché sia rimasta lettera morta.
Salvatore Petrarolo
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