In caso di arresto cardiaco, come sanno bene tutti gli addetti ai lavori, il fattore tempo riveste un’importanza fondamentale
È per questo motivo che oggi, in molti luoghi pubblici, vi è la presenza di questi presidi salva vita che però…non sono utilizzabili proprio da tutti.
Secondo la legge italiana, solo le persone abilitate all’uso e in possesso di uno specifico certificato (Blsd, acronimo di Basic Life Support and Defibrillation), possono usare i Dae.
Una “limitazione” che, secondo i cardiologi riuniti dal congresso Acute Cardiovascular Care 2018 dell’European Society of Cardiology, andrebbe tolta in quanto alquanto controproducente.
A causa di questo “permesso” all’utilizzo, infatti, la quantità di vite che potrebbero essere salvate è drasticamente ridotta.
Secondo uno studio del Policlinico San Matteo di Pavia (presentato durante il congresso), infatti, oggi i Dae sono ancora troppo poco utilizzati; il problema si potrebbe risolvere permettendone l’utilizzo a tutti i cittadini, anche in mancanza di un training specifico.
I dati parlano chiaro: consultando il Registro degli Arresti Cardiaci della Provincia di Pavia ed esaminando i dati da ottobre 2014 a marzo 2017, è emerso che nei pazienti vittime di arresto cardiaco in presenza di astanti il Dae è stato utilizzato solo nel 6,4% dei casi.
Mentre negli USA, dove tutti possono utilizzare il defibrillatore, il tasso di utilizzo prima dell’arrivo dell’ambulanza è intorno al 15-20%.
E provare a far ripartire il muscolo cardiaco impazzito prima dell’arrivo dei mezzi di soccorso, è a dir poco fondamentale: il tasso di sopravvivenza dei pazienti assistiti con il Dae prima dell’arrivo di un’ambulanza è infatti risultato assai più alto (60%) rispetto a quello dei pazienti soccorsi unicamente all’arrivo dell’ambulanza (24%).
Perché, lo ricordiamo, in caso di blackout del cuore per ogni minuto che passa si perde il 10% di possibilità di salvare la persona; e calcolando che il tempo medio di arrivo dell’ambulanza, in tutta l’Europa, è di circa 10 minuti… si capisce subito come spesso i soccorsi arrivino troppo tardi.
L’autore della ricerca, Enrico Baldi, medico specializzando in Cardiologia presso l’Università di Pavia e il Policlinico San Matteo di Pavia, ha spiegato come i Dae guidino “l’operatore con delle chiare e semplici istruzioni vocali” e decidano “da soli se la scarica elettrica è utile o meno, permettendo di erogarla solamente se necessaria. Non è possibile in alcun modo forzare l’apparecchio e sbagliare la manovra, e quindi chi li usa è esonerato da qualsiasi possibile responsabilità medica”.
Una estrema semplicità di utilizzo, quindi, che giustifica le leggi in vigore in altri paesi europei come Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Svezia, Svizzera e Gran Bretagna dove il Dae può essere utilizzato da chiunque.
“La legge italiana andrebbe modificata per consentire a tutti i cittadini di utilizzare un Dae indipendentemente dal fatto che siano stati formati” ha dichiarato Baldi.
Giuseppe Papagni
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