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Riceviamo la tesi del dott.ssa Stecconi Noemi dal titolo “Assistenza infermieristica al paziente con Parkinson: trattamento con Duodopa©” dissertata presso l’Università degli Studi Dell’aquila
ABSTRACT
La malattia di Parkinson, descritta per la prima volta da James Parkinson nel 1817, è una condizione cronico-degenerativa le cui caratteristiche principali sono bradicinesia, tremore a riposo e rigidità muscolare, presenti inizialmente ad un emilato per poi interessare anche quello controlaterale.
La comparsa dei sintomi è associata alla perdita dei neuroni dopaminergici presenti nella “substantia nigra” cerebrale, che comporta una riduzione significativa dei livelli di dopamina (un neurotrasmettitore essenziale per il controllo del movimento) e alla presenza di corpi di Lewy, aggregati proteici anormali che si sviluppano a livello delle cellule neuronali di cui l’alfa-sinucleina è il maggior costituente.
Con il progredire della malattia, a causa della perdita di altri messaggeri chimici cerebrali come la serotonina, la noradrenalina e l’ecetilcolina, si manifestano altri sintomi, quali: instabilità posturale, segni motori assiali (disturbi della deambulazione, dell’equilibrio e della parola); a cui possono accompagnarsi sintomi non motori quali: disturbi dell’umore (ansia e depressione), disturbi gastrointestinali (stipsi, disfagia), disturbi del sonno e disturbi vegetativi (ipotensione ortostatica).
Nelle fasi iniziali della malattia, il gold standard terapeutico è rappresentato dalla somministrazione per OS di Levodopa, un precursore della dopamina che si converte in essa nell’organismo in modo da ripristinarne i livelli cerebrali.
Se in un primo momento si ha un’ottima risposta al trattamento, con l’evolvere della malattia la risposta al farmaco diviene sempre più breve, determinando la comparsa di complicanze come le discinesie (movimenti involontari) e le fluttuazioni motorie, che vanno a compromettere l’autonomia del paziente.
Per questo motivo nella fase avanzata di malattia, al fine di ovviare alla comparsa dei cosiddetti “fenomeni di deterioramento di fine dose”, bisogna intervenire con terapie farmacologiche alternative come, ad esempio, la somministrazione, attraverso PEG/J, di Duodopa.
Questo trattamento consiste in un’infusione intestinale continua a base di Levodopa/Carbidopa, che avviene attraverso una pompa e previo posizionamento di un sondino permanente (PEJ) posizionato mediante gastrostomia endoscopica percutanea (PEG).
Questa terapia garantisce un miglioramento della sintomatologia, grazie all’assorbimento continuo del farmaco e grazie alla presenza della Carbidopa, un inibitore della dopa-decarbossilasi periferica, che impedisce che la Levodopa si trasformi in dopamina prima che questa raggiunga il cervello, migliorandone così l’assorbimento a livello del SNC.
È proprio l’utilizzo della Duodopa nel paziente Parkinsoniano che ho approfondito in questo mio elaborato.
Dott.ssa Stecconi Noemi
Allegato
Tesi: Assistenza infermieristica al paziente con Parkinson: trattamento con Duodopa©
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