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Gentile Redazione,
mi chiamo Adriana Martinucci, sono infermiera, laureata in Psicologia e attualmente specializzanda in Psicoterapia.
Desidero sottoporre alla vostra attenzione un breve contributo che nasce da una riflessione personale e professionale sul ruolo dell’infermiere, sulla complessità della cura e sulla necessità di riconoscere anche ciò che non si vede. Si intitola “L’infermieristica non è un gradino. È una radice” e sintetizza un percorso umano e clinico, partito dalla rianimazione e approdato alla salute mentale e alle dipendenze.
L’infermieristica non è un gradino. È una radice
In Italia essere infermiere significa spesso essere al centro dell’assistenza, ma ai margini della cultura sanitaria. Eppure, chi lavora nel profondo della fragilità umana sa che curare non è solo fare, ma comprendere, ascoltare, contenere.
Il mio percorso è iniziato in rianimazione, oggi sono nelle dipendenze. Mi sono laureata in psicologia e sono specializzanda in psicoterapia, senza mai abbandonare la mia identità professionale. L’ho solo espansa.
La mia tesi di laurea magistrale in Psicologia, intitolata “L’alter ego ‘VENDETTA’: analisi psicopatologica del caso De Marco tra Incel e dipendenze” (in allegato il testo integrale), nasce da tutto questo. Una lettura clinica di un caso estremo che interroga la solitudine, l’identità, la mancanza di contenimento affettivo e culturale. Un lavoro che attraversa la solitudine, il bisogno di essere visti e la violenza che nasce dal vuoto non riconosciuto.
È anche un messaggio: l’infermiere non è solo tecnica. È pensiero clinico. È presenza che legge il visibile e l’invisibile. Ed è tempo che questa complessità venga finalmente riconosciuta.
Dott.ssa Adriana Martinucci
TESI: “L’alter ego ‘VENDETTA’: analisi psicopatologica del caso De Marco tra Incel e dipendenze”
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