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La comunicazione con i genitori stranieri: dal “to cure al “to care”

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La comunicazione con i genitori stranieri: dal "to cure al "to care"
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Nell’ambito dell’accesso alle cure sanitarie la salute materno-infantile risulta essere una delle aree più critiche e carenti, condizionata spesso dalle informazioni che gli stranieri ricevono e dalla qualità della relazioni con gli operatori sanitari. L’Italia, con circa 200 nazionalità, è ormai un paese multietnico, dove il diverso può e deve rappresentare uno strumento di crescita e di opportunità volto al miglioramento dei servizi e a uniformare la pratica clinica.

Il nostro obiettivo è rendere i servizi accessibili per tutti senza disparità di colore, razza o religione. La strategia comunicativa che tiene conto di questa diversità è la base fondamentale del processo di integrazione e della presa in cura di ogni paziente. Prendersi cura è un concetto di grande importanza che l’infermiere, secondo la sua mission, è chiamato ad espletare in ogni sua forma e modo.

L’istituzione di un pool di mediatori linguistici e culturali per ogni punto nascita sarebbe auspicabile, l’utilizzo della comunicazione video diretta e facilmente fruibile sulle app dei genitori stranieri potrebbe rappresentare un punto di inizio. L’Oms definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale; si afferma sempre di più l’idea che la componente relazionale rivesta un ruolo fondamentale nella determinazione dello stato di salute dell’individuo.

In altre parole, è necessario pensare alla persona, e perciò alla salute stessa, in senso olistico essendo lo stato di benessere determinato da un articolato intreccio di fattori che richiedono, indispensabilmente, una presa in carico complessiva del soggetto. La nuova identità dell’infermiere lo vede oggi come un professionista della salute che si realizza attraverso interventi specifici,autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico scientifica, gestionale, relazionale ed educativa.

“Il nursing è una combinazione unica di arte (prendersi cura) e scienza (conoscenza e processo scientifico) che si applica nel contesto delle relazioni interpersonali allo scopo di favorire il benessere, prevenire la malattia e ripristinare lo stato di salute nei singoli individui, nelle famiglie e nelle comunità” (Martha Rogers, 1970).

Florence Nightingale, che noi definiamo come la prima infermiera, in Notes on Nursing (1860), intendeva il ruolo dell’assistenza infermieristica come la “presa in carico della salute di qualcuno”. La teoria di Hildegard Peplau (1952) si focalizza sull’individuo, sull’infermiere e sul processo di interazione; il risultato è la relazione paziente infermiere. Ciò che quindi sta alla base dell’assistenza infermieristica moderna è la qualità della relazione di cura che si riflette sia nel rapporto con il paziente e la sua famiglia, che all’interno dell’equipe di coloro che curano.

Questo meccanismo condiziona il livello di soddisfazione e di stress sia dei curati che dei curanti, portando ad una ricaduta senza dubbio positiva sui risultati, in termini di salute per entrambi. L’incontro di infermieri e medici con genitori di origine straniera, fin dalle sue fasi iniziali, presenta la necessità di creare relazioni positive, reciproca fiducia, le premesse per la condivisione delle responsabilità verso i più piccoli, tra persone dal background esperienziale differente, che hanno riferimenti culturali distanti tra loro, parlano lingue diverse, hanno differenti modi di guardarsi e interpretarsi l’un l’altra.

La vera evoluzione dell’infermiere sta proprio nella differenza che c’è tra un tecnico e un professionista, ed è la capacità di “giocare” il proprio ruolo in termini relazionali, di “adattare” il proprio intervento alla persona che ha di fronte, di lasciarsi coinvolgere, nella giusta misura, in questa relazione con l’assistito, in modo che questi possa sentirsi veramente al centro della sua attenzione e del suo impegno professionale.

Il miglioramento della relazione terapeutica, grazie ad un’ efficace comunicazione, migliora l’attività lavorativa dell’operatore, rendendola più in sintonia con gli ideali professionali, migliora la compliance del malato al trattamento, riduce il disagio emotivo e incrementa l’efficacia della cura. Una relazione soddisfacente coinvolge sia l’ambito del care (prendersi cura) che quello del cure (curare la malattia). Per Evelyn Adam la relazione d’aiuto è la “conditio sine qua non” dell’efficacia dell’assistenza infermieristica”.

Solitamente, quando ci si riferisce all’assistenza e al processo di cura in genere, si è soliti distinguere il “to care” dal “to cure”. Non perché si voglia creare un netto divario fra il curare e il prendersi cura della persona, poliedrica nel suo essere, ma semplicemente perché due parole, con una radice pressoché simile, creano due consapevolezze completamente differenti. La barriera linguistica non può rappresentare un ostacolo per la promozione delle cure e influenzare a parità di accesso ai servizi sanitari ma al contrario può costituire un valore aggiunto.

Autori: Gessica Angelini, Domenico Dentico, Nikita Liberati, Giulia Vainella

Bibliografia

– Federazione Nazionale Collegi Infermieri “Nuovo Codice Deontologico dell’infermiere” DM 739/94: “Profilo professionale dell’infermiere”
– Legge 42/99: ”Disposizioni in materia di professioni sanitarie”
– Michele Musso: “Infermiere paziente un rapporto da curare”
– Cinzia Garofalo: “La relazione infermiere-paziente: dal modello disease centred al modello patient centred”
– Luciano Bresciani: “La centralità del paziente nell’organizzazione sanitaria”
– Florinda Carcarino: “Il processo di comunicazione e la nuova identità deontologica dell’infermiere”
– Maria Fadanelli: “Relazione Assistenziale”
– Rossella Aiardi: “Il processo di nursing”
– Brunella Caputo: “Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche”
– Patricia A. Potter, Anne Griffin Perry: “Fondamenti di infermieristica”
– Florence Nightingale: “Notes on nursing”
– Mariauisa e Teresa Iavarone: “Pedagogia del benessere”
– Keygnaert I, et al. What is the evidence on the reduction of inequalities in accessibility and quality of maternal health care delivery for migrants? Are view of the existing evidence in the WHO European Region, 2016
– Glenn Flores. Language Barriers and Hospitalized Children: Are we Overlooking the most important risk factor for adverse eventes? JAMA Pediatrics 2020; (12): 1-3

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