L’intolleranza al lattosio è una condizione che interessa il 50% circa degli italiani, consiste nell’incapacità dell’organismo di digerire completamente lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi.
Può essere di origine genetica e, dunque, comparire già dall’infanzia, oppure manifestarsi in età adulta. Non si tratta di un disturbo pericoloso, ma è associato a sintomi fastidiosi, come dolori addominali, gonfiore, meteorismo, diarrea e stitichezza, che possono essere evitati solo limitando il lattosio introdotto con l’alimentazione.
I sintomi dovuti all’intolleranza al lattosio compaiono di norma da 30 minuti a 2 ore dopo l’ingestione e possono includere:
- diarrea,
- gonfiore e tensione addominale,
- senso di eccessiva pienezza,
- flatulenza e meteorismo,
- nausea,
- rumori intestinali (borborigmi),
- impellente bisogno di evacuare.
Il lattosio, zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, è un disaccaride, ovvero uno zucchero composto da due zuccheri più semplici: galattosio e glucosio. A livello dell’intestino tenue, per essere correttamente digerito dall’organismo, il lattosio viene diviso nelle sue due componenti primarie dall’enzima lattasi.
Se l’enzima lattasi è carente o insufficiente, il lattosio non può essere separato e, dunque, l’organismo non può digerirlo. Ci sono quindi più livelli di intolleranza al lattosio, che dipendono dalla gravità dell’insufficienza dell’enzima lattasi.
Esistono diversi tipi di test per fare diagnosi di intolleranza al lattosio, quello maggiormente utilizzato è il Breath Test.
È un esame semplice e non invasivo che misura l’idrogeno nel respiro prima e dopo aver bevuto una bevanda al lattosio.
Il test è basato sul fatto che, se l’enzima lattasi funziona normalmente, il lattosio è scisso in glucosio e galattosio ed è assorbito rapidamente a livello gastrointestinale senza che vi sia una significativa produzione di gas, in particolare idrogeno; al contrario, se il lattosio non viene metabolizzato perché la lattasi è assente, o non funzionante, la produzione di idrogeno risulterà elevata perché i batteri presenti nel colon (intestino crasso) ne produrranno più del normale avendo a disposizione più lattosio (reazione di fermentazione).
L’idrogeno prodotto sarà successivamente assorbito nel sangue e una parte di esso sarà eliminata dai polmoni attraverso la respirazione.
Per far sì che i risultati del test non siano falsati, è necessario rispettare alcune accortezze. Ad esempio, nel mese che precede l’esecuzione dell’esame si deve evitare l’uso di lassativi e antibiotici e nei 15 giorni prima l’uso di fermenti lattici (probiotici).
Il giorno precedente è necessario bere acqua non gassata, pranzare (a dieta libera) entro le ore 14:30, astenersi da pasti intermedi (non fare merenda, nemmeno tè, gomme e caramelle); cenare, entro le ore 20:00, con carne o pesce ai ferri conditi solo con olio e sale a crudo evitando carboidrati e fibre (pane, pasta, riso, verdure, legumi, frutta, cereali, dolci).
Nelle dodici ore precedenti l’esame è necessario anche non fumare ed evitare di prendere farmaci non essenziali. Il giorno stesso del test si possono prendere i farmaci “salvavita” quali, ad esempio, quelli per la pressione e per il cuore evitando, invece, gli ormoni tiroidei (che si potranno prendere subito dopo).
L’esame ha una durata di 4 ore; in questo lasso di tempo è possibile bere acqua ma non è permesso né mangiare né fumare.
Di solito, il risultato del test è consegnato il giorno stesso dell’esame. Se evidenzia che dopo aver consumato la bevanda al lattosio il respiro contiene una grande quantità di idrogeno, più di 20 parti per milione (ppm) al di sopra della norma, è probabile che sia presente l’intolleranza al lattosio.
Altri test
L’esame di tolleranza al lattosio eseguito sul sangue è un test secondario, usato talvolta come supporto per l’accertamento dell’intolleranza: in questo caso, i campioni prelevati sono di sangue anziché di aria.
In questo tipo di analisi è misurata la quantità di zucchero (glucosio) presente nel sangue (glicemia) prima di bere una bevanda a base di lattosio, o un bicchiere di latte da circa mezzo litro, e due ore dopo averla ingerita: se la quantità di zucchero non aumenta dopo aver bevuto il lattosio o il latte, è probabile che sia presente un’intolleranza.
In condizioni normali, infatti, l’enzima lattasi scinde il lattosio in glucosio e galattosio e, per questo, il valore del glucosio nel sangue aumenta. Quando ciò non avviene l’enzima potrebbe essere poco o per nulla attivo.
Nei neonati che non possono essere sottoposti ad altre analisi, può essere utilizzato un test di acidità delle feci. La fermentazione del lattosio non digerito provoca la formazione di acido lattico e altri acidi che possono essere rilevati in un campione di feci.
Molto raramente, se si sospetta la malattia celiaca, si può effettuare l’analisi di un frammento di tessuto (biopsia) dell’intestino tenue.
Ad ogni modo, i risultati devono essere sempre visionati dal medico curante che saprà consigliare il miglior percorso da intraprendere con l’aiuto, eventualmente, di un nutrizionista che possa indicare gli alimenti da preferire per mantenere comunque un apporto bilanciato di nutrienti.
Redazione NurseTimes
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