L’andamento infortunistico relativo al settore sanità e assistenza sociale nei primi anni del quinquennio 2020-2024 è stato fortemente influenzato dai casi da Covid-19. Senza considerare i contagi, infatti, l’andamento delle denunce è stato sostanzialmente stabile (+1,4%), con dinamiche differenziate tra assistenza sanitaria (-6,1%), servizi residenziali (+10,9%) e non residenziali (+35,2%).
Il nuovo numero di Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, descrive i profondi cambiamenti in atto nel Servizio sanitario nazionale. Il numero degli occupati, infatti, ha subito gli effetti dei blocchi del personale, rimessi in discussione solo a seguito della pandemia, e dell’invecchiamento della forza lavoro, mentre l’indebolimento della sanità pubblica ha lasciato spazio a una crescita sempre più marcata del privato, con la spesa delle famiglie per prestazioni in strutture non accreditate più che raddoppiata tra il 2016 e il 2023.
La categoria più colpita è quella degli infermieri
Nel quinquennio osservato le denunce di infortunio (esclusi i contagi da Covid) provengono in prevalenza da donne – circa il 70% nell’assistenza sanitaria e oltre l’80% nei servizi sociali – e da lavoratori con un’età compresa tra i 45 e i 59 anni. In Nord Italia sono stati denunciati il 55,2% degli eventi del quinquennio, nel Mezzogiorno il 24,6% e al Centro il 20,2%. Le regioni con più denunce sono Lombardia (17,4%), Emilia-Romagna (11,9%),
Veneto (8,6%) e Lazio (8,5%).
Oltre una denuncia su cinque riguarda casi avvenuti in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Gli infermieri risultano la categoria più colpita (circa il 30% delle denunce), seguiti da operatori socio-sanitari e socioassistenziali. A distanza gli operatori socioassistenziali e gli ausiliari ospedalieri. I medici nelle loro diverse specializzazioni denunciano circa il 5% degli infortuni.
Le lesioni più diffuse sono contusioni, distorsioni e distrazioni (67% dei casi in occasione di lavoro definiti positivamente al netto dei contagi), che interessano prevalentemente gli arti inferiori, in particolare ginocchia e caviglie, e sono determinate da cadute (oltre un quarto dei casi). La colonna vertebrale è molto colpita in quanto coinvolta anche nelle lesioni dovute a movimenti sotto sforzo fisico, che rappresentano un terzo delle cause di infortunio.
Nel 2024 accertate quasi 2.500 aggressioni sul lavoro
Le aggressioni sul posto di lavoro restano una delle criticità più rilevanti per il settore, tanto da spingere il legislatore a emanare nel 2020 una legge ad hoc a tutela dei suoi operatori. Nel 2024 l’Inail ha riconosciuto 2.464 infortuni da aggressione, un dato in linea con il biennio precedente ma molto più alto rispetto al periodo pandemico, quando le strutture sanitarie e assistenziali erano soggette a forti restrizioni di accesso.
Le violenze provengono soprattutto da utenti, pazienti o loro familiari, colpiscono in prevalenza infermieri, fisioterapisti e operatori socioassistenziali e rappresentano un infortunio su dieci in occasione di lavoro nella sanità, una quota tripla rispetto al complesso dell’Industria e servizi. Quasi la metà delle aggressioni avviene in ospedali e case di cura, oltre un terzo nelle strutture residenziali e circa il 17% nei servizi non residenziali, con le contusioni alla testa come lesione più frequente. In un settore ad alta occupazione femminile, anche le vittime degli episodi di violenza sono prevalentemente donne (il 72% del totale nel 2024).
Malattie professionali in aumento
Per quanto riguarda le malattie professionali, nel 2024 nel settore della Sanità e assistenza sociale ne sono state denunciate 4.395, con un incremento del 23,9% rispetto al 2023, superiore di due punti percentuali alla crescita registrata nell’Industria e servizi. Le tecnopatie riguardano in larga maggioranza lavoratrici (77% nel quinquennio) e in otto casi su 10 colpiscono i lavoratori e le lavoratrici over 50.
Oltre l’84% delle patologie interessa il sistema osteomuscolare e il tessuto connettivo: dorsopatie e disturbi dei tessuti molli sono le malattie più frequenti, legate agli sforzi e alle posture incongrue richieste nell’assistenza ai pazienti. Seguono le malattie del sistema nervoso, quasi tutte sindromi del tunnel carpale (8,5%), i disturbi psichici e comportamentali (2,0%), spesso riconducibili a condizioni di stress, e i tumori (1,9%).
Redazione Nurse Times
Fonte: Assinews.it
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