Le infezioni correlate all’assistenza (Ica) sono un problema imponente, che nel mondo colpisce il 15% dei pazienti ospedalizzati e che in Europa causa ben 37000 morti l’anno. Qui in Italia, alcuni studi condotti nei nostri nosocomi hanno mostrato un’incidenza di Ica del 5-10% con un tasso di mortalità fino al 20-30%.
I sistemi cui siamo abituati e che utilizziamo da tempo immemore per contrastarle sono sempre meno efficaci a causa dell’adattamento dei microrganismi, che selezionano ceppi sempre più resistenti.
Cosa fare, allora, per recuperare definitivamente il controllo di questa situazione che sembra ci stia sfuggendo di mano?
Probabilmente bisogna cambiare approccio, rendendo ai batteri la vita impossibile, sì, ma… In modo diverso. Un approccio che la ricerca deve affinare in fretta, col fine di renderlo presto assai efficace.
Probabilmente è proprio questo che hanno pensato i ricercatori che si sono impegnati in uno studio multicentrico che è stato appena pubblicato sulla rivista internazionale “Plos One”.
Lo studio, denominato San-Ica e coordinato dal Laboratorio Interdipartimentale Cias dell’Università di Ferrara (col coinvolgimento anche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, del Consorzio Futuro in Ricerca di Ferrara, delle Università di Udine, Pavia, Messina e dell’Università Bocconi e delle Aziende Usl di Ferrara, Feltre e Tolmezzo), ha dimostrato come determinati “Disinfettanti biologici”, composti essenzialmente da microrganismi non patogeni (non molto diversi da quelli della flora intestinale umana), rappresentino una valida alternativa ai disinfettanti tradizionali.
Come dichiarato da Sante Mazzacane, coordinatore del gruppo di studio San-Ica e docente presso l’Università degli Studi di Ferrara: “Nel complesso questo studio contribuisce a sottolineare il ruolo della rimodulazione del microbiota ambientale nella sanificazione delle strutture sanitarie introducendo la possibilità di un approccio ecologico di elevata efficacia nelle strategie di Infection Control and Prevention, contribuendo alla riduzione delle infezioni ospedaliere e dei costi a esse associate”.
Queste, invece, sono state le parole di Filippo Berloco, Responsabile Uos Servizio radioprotezione e igiene ospedaliera, Uoc Igiene ospedaliera, Direzione Sanitaria, Fondazione Policlinico A. Gemelli Irccs – Università Cattolica: “Lo studio ha evidenziato significativi vantaggi in termini di riduzione delle infezioni ospedaliere (le cosiddette Ica), oltre che della carica microbica presente sulle superfici, con particolare riguardo ai germi resistenti agli antibiotici. Inoltre l’effetto perdura anche a distanza di diverse ore dall’intervento, a differenza di quanto accade quando si impiegano prodotti chimici come i disinfettanti a base di cloro”.
E i dati ottenuti sono decisamente incoraggianti: tutte le tipologie di infezioni sono diminuite e, insieme alla drastica riduzione delle Ica (la loro incidenza è calata di oltre il 50%!), si è osservato un importante abbassamento della carica microbica patogena ambientale.
Coi nuovi prodotti cosa cambia per chi dovrà occuparsi di panificazione e disinfezione? Praticamente nulla, visto che ci sono formulazioni spray per gli arredi e panni pre-impregnati con la soluzione per la sanificazione dei pavimenti. Tutto come prima, anche se in verità è tutto nuovo: l’invisibile lotta contro i batteri sta cambiando volto!
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