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Infermieri presi in ostaggio dalle aziende che negano il nulla osta per la mobilità

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Mobilità volontaria, resta il nullaosta per infermieri e oss della sanità pubblica: siamo ostaggi delle aziende
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Gentile Direttore di NurseTimes

sono un infermiere che lavora fuori regione ma non riesco a tornare a casa. Vi racconto la mia storia per creare un articolo in modo da poter smuovere le coscienze.

Sono un infermiere e mi sono laureato nel 2017, dopo un paio d’anni di lavoro nel privato con contratti a termine decido di trasferirmi in Toscana dove lavora la mia compagna (ora moglie). Dopo un annetto di lavoro in un RSA Senese, arriva la tanto sperata chiamata dell’AUSL ROMAGNA per cui ho fatto un concorso l’anno prima e a febbraio 2020 comincio a lavorare. Come molti infermieri ai tempi del covid tutti cercano in ogni modo di poter tornare a casa. Sentendo una collega mi parla del comando e di come molti professionisti tentano questa via per poter tornare a casa.  Io e la mia compagna chiediamo il comando ma ci viene barbaramente rifiutato senza nemmeno una motivazione. 

Nel frattempo partecipiamo ai bandi a tempo determinato e le Asl ci chiamano un mese si e uno no ma con tempi di presa di servizio molto stretti che non permettono di dare i giusti tempi di preavviso e con contratti che fanno alquanto ridere (3 mesi appena).Arriva il momento che le Asl abruzzesi cominciano dopo tanto a fare i concorsi. Prima Teramo e poi Chieti organizzano un concorso a prova unica per snellire le procedure ma, quando si vede un barlume di speranza arriva la nuova stangata. 

Il concorso di Teramo fa uscire la graduatoria dopo 6 mesi (alla faccia dello snellire) ma appena esce la graduatoria comincia l’odissea dei concorsi. Il concorso di Chieti, svolto ormai da 3 mesi, non da notizie in nessun modo e se si contatta l’ufficio concorsi nessuno sa nulla. Date le scarse speranze di tirare a casa decido nuovamente di mandare una richiesta di comando che mi é stata approvata 2 giorni dopo dalla Asl di Chieti ma l’azienda per cui lavoro me l’ha bloccato per mancanza di personale. Ora la triste notizia che i ricorsi del concorso di Teramo sono stati rimandati a febbraio 2023. 

La mia non vuole essere una lamentela o un’autocommiserazione perche sono stato io a scegliere di andare via da casa. Ma é brutto sapere che per poter tornare a lavorare in Abruzzo bisogna entrare a tempo determinato e poi farsi stabilizzare e che tutti gli altri tentativi sono a discrezione dell’azienda per cui si lavora o di qualche bambino che non passa i concorsi e decide di fare ricorso bloccando tutto. 

Redazione NurseTimes

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