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Infermiera accoltellata a Meldola (Forlì-Cesena), Nursind Emila-Romagna: “Professione sempre più pericolosa e meno attrattiva. Tempo scaduto”

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Infermiera accoltellata a Meldola (Forlì-Cesena), Nursind Emila-Romagna: "Professione sempre più pericolosa e meno attrattiva. Tempo scaduto"
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Solidarietà alla vittima dell’ennesima aggressione e maggiore sicurezza per chi ogni giorno è al proprio posto nei diversi presidi sanitari della regione, ospedali, pronto soccorso e non solo. È quanto chiede Nursind Emilia-Romagna dopo l’ultimo episodio di violenza avvenuto ieri mattina a Meldola, in provincia di Forlì-Cesena, con un’infermiera della Casa della Salute locale accoltellata da un paziente seguito costantemente dal servizio, al quale era appena stata somministrata la terapia.

La professionista ha riportato ferite alla gola e a una mano. Trasportata in pronto soccorso, non è in pericolo e su quanto accaduto indagano i carabinieri, ma per Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind, “non c’è più tempo da perdere: la sicurezza deve diventare un tema centrale quando si parla di sanità. Per questo diventa sempre più necessario risolvere il problema, partendo da un ampio confronto con istituzioni, politica, prefettura e chiunque abbia responsabilità riguardo alla sicurezza degli operatori sanitari”.

“I nostri infermieri sono già fra i meno pagati d’Europa – continua Rodigliano la segretaria di Nursind Emilia-Romagna -. Senza gratificazioni e incentivi, è già complicato averne di nuovi. Ma se adesso il rischio è persino quello di subire delle aggressioni per stipendi così bassi, la nostra figura professionale diventerà sempre più rara e sempre meno attrattiva. Le misure adottate e proposte finora, come quella del braccialetto elettronico, si stanno rivelando inappropriate e insufficienti”.

Conclude la segretaria di Nursind Emilia-Romagna: “Serve piuttosto partire da un’analisi profonda delle ragioni dietro l’aumento di casi del genere, come ad esempio i tempi d’attesa nei pronto soccorso, la mancanza di posti letto sufficienti per i ricoveri, la percezione della malattia da parte dell’utente cambiata dopo la pandemia, e non solo. Gli infermieri non possono più aspettare. E’ necessario che ci sia il massimo impegno da parte di tutti per risolvere un problema che sta diventando sempre più preoccupante”.

Redazione Nurse Times

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