Home Cittadino Cardiologia Infarto, studio REBOOT mette in discussione l’efficacia dei beta-bloccanti
CardiologiaCittadinoNT News

Infarto, studio REBOOT mette in discussione l’efficacia dei beta-bloccanti

Condividi
Infarto: nuove terapie e strategie di prevenzione grazie a uno studio sulle placche aterosclerotiche
Condividi

Lo studio REBOOT, pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato all’ultimo Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC 2025), apre una riflessione sull’impiego dei beta-bloccanti nella cura post-infarto.

Da decenni considerati terapia standard, i beta-bloccanti si dimostrano adesso sostanzialmente inutili in una popolazione di pazienti colpiti da infarto del cuore, ma funzione di pompa conservata (frazione di eiezione ventricolare sinistra ≥ 40%). In questa popolazione di pazienti lo studio non ha rilevato alcuna riduzione significativa del rischio di morte, reinfarto o ricovero per scompenso cardiaco.

Il trial clinico, promosso dal Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares (CNIC) e coordinato in Italia dal laboratorio di Ricerca clinica sul danno cerebrale e cardiovascolare acuto dell’Istituto Mario Negri, ha coinvolto 8.505 pazienti in 109 centri tra Spagna e Italia, seguiti per circa quattro anni.

Nei sottogruppi analizzati è stata osservata una potenziale differenza dell’effetto del trattamento in base al sesso e al tipo di infarto miocardico. In particolare, nelle donne si è osservato un incremento di eventi cardiovascolari associati al trattamento, che solleva l’esigenza di approfondire ulteriormente le differenze di risposta tra i sessi.

“Le attuali raccomandazioni delle linee guida sui beta-bloccanti derivavano da un’epoca in cui non erano ancora disponibili la riperfusione precoce, le moderne terapie antiaggreganti e le statine – spiega il professor Borja Ibáñez, Principal Investigator dello studio e direttore del dipartimento di Ricerca Clinica del CNIC –. Oggi sappiamo che per molti pazienti, che prendono già molti altri farmaci, i beta-bloccanti non mostrano alcun beneficio aggiuntivo”.

Secondo Roberto Latini, del dipartimento di Danno cerebrale e cardiovascolare acuto del Mario Negri e coordinatore, con Filippo Ottani (direttore della Unità di Cardiologia, Ospedale di Rimini), del gruppo Italiano dello studio: “Lo studio REBOOT non chiude il capitolo dei beta-bloccanti, ma rappresenta un punto di partenza importante per identificare i pazienti che possono ancora trarne vantaggio. È un passo verso una medicina cardiovascolare personalizzata e basata sull’evidenza, con possibili implicazioni per l’aggiornamento delle linee guida internazionali”.

Redazione Nurse Times

Fonti

Articoli correlati

Condividi

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati
CittadinoEducazione SanitariaNT News

Meningite B e Hpv: in Italia coperture insufficienti tra gli adolescenti

“Proteggere gli adolescenti da malattie gravi e prevenibili con i vaccini resta...

Melanoma, Aifa approva rimborsabilità di nuovo trattamento
CittadinoNT NewsOncologia

Melanoma: casi più che raddoppiati in 20 anni. Preoccupa l’aumento tra i giovani

Il melanoma è diventato uno dei tumori più diffusi a livello nazionale,...

CampaniaNT NewsRegionali

ASI Campania: una nuova guida per valorizzare l’identità professionale dell’infermiere

In Campania si rinnova l’impegno per la crescita e la valorizzazione della...