Home NT News Immunità strutture sanitarie, la rabbia di medici e infermieri del Piemonte. “Quegli emendamenti vanno ritirati”
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Immunità strutture sanitarie, la rabbia di medici e infermieri del Piemonte. “Quegli emendamenti vanno ritirati”

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Task Force Coronavirus: ben 9.448 infermieri si candidano in poche ore
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TORINO – Il ritiro immediato degli emendamenti, presentati dai partiti dell’opposizione in Parlamento, con i quali di fatto si “assolvono le strutture sanitarie da eventuali responsabilità penali, civili e di rivalsa economica” da parte degli operatori sanitari, in prima linea in questa emergenza Covid 19 e quindi a rischio della propria salute e della propria vita.

A chiedere quel passo indietro sono, all’unisono, gli Ordini dei Medici e delle Professioni infermieristiche del Piemonte, regione nella quella sono almeno 60 i medici e altrettanti infermieri in condizioni serie dopo essere stato contagiati dal coronavirus.

Numeri che preoccupano anche a livello nazionale (con 80 medici e 25 infermieri deceduti, senza dimenticare i 5.500 contagiati sempre tra gli infermieri), provocati anche dagli insufficienti dispositivi di protezione individuale messi a disposizione degli operatori sanitari.

Nel decreto legge “Cura Italia” in discussione al Senato, ci sono due emendamenti che hanno fatto gridare allo scandalo medici e infermieri.

Un emendamento di modifica al decreto afferma – si legge in una note congiunta degli Ordini dei Medici e degli Infermieri del Piemonteche le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare”. E inoltre che “dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali».

Per medici e infermieri piemontesi “gli emendamenti, con sfumature differenti in base al proponente, sostengono tutti lo stesso concetto: le condotte dei datori di lavoro non determinano responsabilità penale, civile ed erariale. I proponenti sono esponenti delle forze di opposizione. Dunque, nessuna colpa se i DPI non sono arrivati, se i tamponi non sono stati fatti, se respiratori e caschi non sono sufficienti, se la gravità dell’epidemia è stata sottostimata, se l’organizzazione è stata incapace, incerta, lenta e lacunosa.

Nessuno potrà indagare: noi siamo definiti eroi, che devono lavorare con abnegazione e spirito di servizio, e tanto basta. Si piangono i pazienti, ma non si potrà verificare se i sanitari sono stati messi nella condizione di curarli con tutti gli strumenti possibili. E se sono stati tutelati o mandati ad ammalarsi nell’esercizio delle loro funzioni. Questi emendamenti sono crudeli, sprezzanti e offensivi per due categoria che stanno combattendo e lavorando a mani nude. Sono inaccettabili in uno stato di diritto”.

Salvatore Petrarolo

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