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Il neonato in stato di shock: l’importanza del timing

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Il neonato in stato di shock: l'importanza del timing
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Negli ultimi anni la professione infermieristica è radicalmente cambiata. Si è assistito a un’evoluzione in ambito di formazione, e quindi di competenze e responsabilità. In particolare con il DM 739/94 si delinea il profilo professionale dell’infermiere, si definisce l’assistenza infermieristica come di natura tecnica, relazionale ed educativa, mentre con la Legge 42/99 si abolisce il mansionario (DPR 225/74) e la professione sanitaria infermieristica non è più ausiliaria.

Questa evoluzione ci porta all’ingresso nell’equipe sanitaria assistenziale che prende in carico e gestisce i pazienti che necessitano di cure.

In particolare l’infermiere è chiamato a essere parte attiva all’interno di questo team, in quanto possiede conoscenze e competenze atte a identificare i bisogni della persona, pianificare gli interventi assistenziali, gestire gli stessi e valutare la loro efficacia.

Il paziente affetto da sepsi grave / shock settico richiede una pluralità e una complessità assistenziale tali per cui è dovere del personale infermieristico che opera in area critica conoscere gli aspetti assistenziali di monitoraggio, di gestione farmacologica ed emodinamica di tali pazienti. E’ importante capire quali sono le competenze infermieristiche richieste per trattare pazienti affetti da questa patologia e classificare i diversi livelli di sepsi, che sviluppare una ricerca infermieristica (indagine) che fotografi a livello nazionale quali sono le conoscenze e la gestione dei pazienti con shock settico.

Le infezioni batteriche neonatali rappresentano la seconda causa di mortalità neonatale, in particolare nei neonati pretermine e/o di basso peso alla nascita.

Il ruolo chiave è costituito dal monitoraggio continuo osservazionale di segni e sintomi specifici di sepsi nelle prime 24-48 h di vita da parte dell’equipe che accoglie il neonato nella realtà assistenziale.

L’incidenza di sepsi nel nato a termine è dello 0,1% e nel pretermine può raggiungere il 2%. Le infezioni possono manifestarsi a trasmissione verticale (dalla madre al feto/neonato) o a trasmissione orizzontale (dall’ambiente al neonato). Si definiscono precoci le sepsi che insorgono nelle prime 72 h di vita (Early onset sepsis) e tardive quelle che insorgono dopo le 72h di vita (Late onset sepsis).

Fondamentale è riconoscere in tempo per agire in tempo. Con il monitoraggio intensivo dei parametri vitali nel neonato e una stretta osservazione valuteremo in maniera tempestiva segni e sintomi, a volte aspecifici, che possono celare un quadro iniziale di sepsi. Tra questi: il colorito cutaneo e le eventuali alterazioni, la rilevazione costante della temperatura (ipertermia o ipotermia), ipotensione e ridotta reattività, vomito e/o diarrea, iperglicemia e sintomi neurologici (ipertono o ipotono).

La somministrazione di un’appropriata terapia antibiotica entro 60 minuti dall’identificazione della sepsi e dopo il prelievo di appropriate colture è essenziale per un efficace trattamento: ogni ora di ritardo si associa a un significativo incremento della mortalità. Risulta fondamentale la scelta dell’iniziale terapia antibiotica empirica, basata su criteri clinici, epidemiologici, ed adeguata nel dosaggio, da somministrarsi con tempestività a tutti i pazienti con sepsi-shock settico con l’obiettivo di raggiungere la massima efficacia possibile.

Nelle fasi successive la terapia dovrà essere rivalutata giornalmente con l’obiettivo di procedere ad una corretta de-escalation therapy, nell’ottica di una attenta stewardship antibiotica, in accordo, laddove presenti, con le LG regionali.

Le emocolture rappresentano il gold standard nella diagnosi microbiologica di sepsi. Si eseguono prelevando dei campioni ematici mediante tecnica sterile. I campioni vengono poi seminati su appositi terreni di coltura e con l’isolamento di batteri si identifica l’eziologia microbica, che fornisce indicazioni utili per la terapia antibiotica mirata.

L’infezione presente all’ingresso o contratta durante la degenza, rappresenta un problema molto frequente nelle terapie Intensive e comporta, oltre alla già citata aumento di mortalità e morbilità, un aumento della durata di degenza e di conseguenza dei costi di ospedalizzazione. La gestione di questi pazienti richiede un intervento multidisciplinare che interessa sia la terapia della causa principale tramite l’utilizzo di antibiotico terapie mirate con importanti ricadute sulla scelta e durata della terapia, sia la gestione e mantenimento di un adeguato equilibrio emodinamico, che viene spesso gravemente compromesso nel corso di sepsi.

Autori: Gessica Angelini, Domenico Dentico, Matteo De Virgiliis, Giulia Vainella e Margherita Zatton

Bibliografia
Manual of Neonatal Care 4th Edition 1998:460-465 Lippincott-Raven Percorsi Assistenziali Neonatologici Romagnoli C.
Polin RA and the Committee on Fetus and Newborn: Management of neonates with suspected or proven early-onset bacterial sepsis. Pediatrics 129:1006-1015, 2012.

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