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Cartilagine consumata, sviluppato materiale bioattivo che la rigenera

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Cartilagine consumata, sviluppato materiale bioattivo che la rigenera
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Un team di ricercatori della Northwestern University, in Illinois, potrebbe aver trovato la soluzione per il naturale deterioramento della cartilagine. In un recente studio sono riusciti infatti a sviluppate un materiale bioattivo che durante la fase sperimentale su animali si è dimostrato in grado di rigenerare la cartilagine delle articolazioni del ginocchio. Introducendo tale materiale nella cartilagine danneggiata hanno notato una significativa riparazione con nuova generazione in soli sei mesi.

Per formulare il nuovo materiale i ricercatori guidati dal professor Samuele I. Stupp, fondatore e direttore del Simpson Querrey Institute for BioNanotechnology, sono partiti da un loro precedente lavoro, nel quale avevano messo a punto un meccanismo che, attraverso “cellule danzanti”, attiva le cellule della cartilagine, così da aumentarne la rigenerazione.

Stavolta, invece di usare questo metodo, hanno sviluppato un biomateriale ibrido con l’obiettivo di svolgere la stessa funzione. Il materiale si compone di due componenti: l’acido ialuronico modificato, che si trova naturalmente nella cartilagine e nel liquido sinoviale lubrificante nelle articolazione, e un peptide bioattivo che ha la funzione di legarsi “al fattore di crescita di trasformazione beta-1 (TGFb-1),una proteina essenziale per la crescita e il mantenimento della cartilagine”.

I due componenti sono stati combinati in modo da guidare le fibra ad auto-organizzarsi in fasci su scala nanometrica in tutto simili a quelli che realizzano la naturale architettura della cartilagine. Questi fasci si servono di segnali bioattivi che inducono le cellule a popolare l’impalcatura, favorendo la naturale riparazione della cartilagine.

La chiave della scoperta, che necessità comunque di ulteriori approfondimenti, sta nella capacità intrinseca di autorigenerarsi posseduta da questo tessuto. “Pensiamo che il nostro trattamento possa aiutare ad affrontare un bisogno clinico serio e insoddisfatto”, ha dichiarato il professor Stupp.

Redazione Nurse Times

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